Addio a Marisa Merz, la donna dell’Arte Povera

20 Luglio 2019

Massimiliano Gioni, Paolo Baratta e Marisa Merz alla consegna del Leone d'Oro alla carriera – photo Italo Rondinella, La Biennale di Venezia, 55. Esposizione Internazionale d'Arte, 2013, via Artribune.com

È giunta quest’oggi la notizia della morte – avvenuta nella serata di venerdì 19 luglio, nella sua Torino – di Marisa Merz. Scompare così, all’età di 93 anni, l’artista di fama internazionale che fu l’unica donna a prendere parte all’esperienza dell’Arte Povera. Moglie di Mario, che aveva conosciuto negli anni Cinquanta, madre di Beatrice (attualmente alla presidenza della Fondazione Merz, intitolata ai genitori), Marisa ha saputo ritagliarsi nell’ambito del movimento artistico – italiano, ma di risonanza mondiale – un suo percorso di ricerca, incentrato su riflessioni più intimiste (lo spazio domestico e quello femminile) rispetto al marito e ai colleghi: così si legge nella motivazione per cui, nel 2013, la Biennale d’Arte di Venezia le ha assegnato il Leone d’Oro alla carriera.

Carriera che avrà inizio ufficialmente nel 1966 a Torino, dov’era nata 40 anni prima e dove di fatto continuerà a operare per tutta la vita, lasciando appunto in eredità anche una Fondazione attiva nella promozione dell’arte contemporanea.
L’ingresso nel novero degli artisti dell’Arte Povera avviene già nel 1967, con la partecipazione alla prima collettiva curata da Germano Celant – teorico del movimento – a Genova. Negli anni immediatamente successivi, con opere legate per esempio all’infanzia della figlia Beatrice, Marisa Merz introduce nella scultura contemporanea materiali e tecniche artigianali, che fino ad allora erano spesso considerati puro appannaggio del lavoro femminile.

Dal decennio successivo l’arte di Marisa Merz si apre al dialogo con il contesto espositivo, di cui si appropria: è il caso delle “stanze”, che già dal termine denotano un’impronta ambientale e vengono realizzate in diversi spazi, dalla galleria al proprio studio. Gli anni Ottanta segnano la sua partecipazione a iniziative di portata mondiale, come la Biennale di Venezia (1980) e Documenta a Kassel (1982). Un viaggio, il suo, che continuerà negli anni a venire: risale al biennio 2017-2018 l’ultima grande mostra itinerante intitolata a Marisa Merz, portata in musei del calibro del Met di New York e del Museum der Moderne di Salisburgo.

[Immagine in apertura: Massimiliano Gioni, Paolo Baratta e Marisa Merz alla consegna del Leone d’Oro alla carriera – photo Italo Rondinella, La Biennale di Venezia, 55. Esposizione Internazionale d’Arte, 2013, via Artribune.com]