L’Etna entra nella lista dei beni UNESCO

10 Maggio 2013


Ci sono ville e castelli, aree archeologiche e templi antichi. E ora anche l’Etna. Il vulcano entra nella lista dei beni protetti dall’UNESCO, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della tutela del patrimonio culturale globale. Un riconoscimento che verrà formalizzato nelle prossime settimane a Phnom Penh, in Cambogia, sede del prossimo incontro del dipartimento che, nello specifico, lavora per la salvaguardia dei tesori naturalistici.

Con l’ingresso dell’Etna, selezionato per la sua alta valenza scientifica e didattica, l’Italia si conferma la nazione al mondo con il maggior numero di beni posti sotto l’egida UNESCO: sono in totale 47, per la maggior parte concentrati nel centro-sud. Particolare attenzione è stata posta, ad oggi, alle testimonianze delle civiltà più antiche: a partire dai siti di Pompei ed Ercolano fino ai resti nuragici di Barumini, passando per la villa dell’imperatore Adriano a Tivoli.

Ai manufatti dell’uomo si affianca una ricca serie beni naturalistici, spesso identificati proprio come testimonianza di spettacolare forma di integrazione tra ambiente e antropizzazione. È il caso delle Cinque Terre e dell’isola di Palmaria, in Liguria, ma anche dell’ampia area che, nel ferrarese, è segnata dalla foce del Po; e poi ancora della Costiera Amalfitana e della Laguna di Venezia. Tesori di eccezionale valenza culturale, minati da condizioni di delicatissima fragilità.

A luoghi fisici e beni architettonici o naturali da vedere, visitare e toccare con mano si affiancano patrimoni intangibili, ma non per questo meno degni di attenzione e tutela. Sono tre i gioielli immateriali italiani che si fregiano del riconoscimento dell’UNESCO: si passa così dalla straordinaria cultura orale tramandata, in Sicilia, grazie all’attività dei pupari fino ai canti tradizionali sardi. Per arrivare al modello di equilibrio e salute rappresentato dalla dieta mediterranea.