Libri della settimana: Francesco Bonami

6 Giugno 2013


Ha cominciato come pittore, prima di scegliere di appendere il pennello al chiodo e dedicarsi alla critica militante. Conosce dunque molto bene entrambi i lati della medaglia: il punto di vista dell’artista, spesso convinto di essere – a torto o a ragione – un genio incompreso; ma anche quello del curatore, sufficientemente distante nel suo punto di osservazione da poter inquadrare al meglio il valore di un’opera, calarla nel contesto storico e soppesarla per ciò che in effetti vale.

Un vademecum intrigante e insieme spassoso quello dato alle stampe da Francesco Bonami: in libreria per i tipi di Electa ecco Mamma voglio fare l’artista!, pamphlet irriverente e scanzonato. Ironico, certo: ma quel che è meglio decisamente autoironico. Non si prende troppo sul serio Bonami, e nel farlo prova a squarciare il velo di incomprensione e di prevenzione che spesso circonda il mondo del contemporaneo. Ritenuto distante, elitario e incomprensibile.

Decisamente spassosi gli aneddoti che riportano l’orologio indietro nel tempo, ai tempi della giovanile attività dell’autore come artista. L’incontro con l’allora sconosciuto Rudolf Stingel, burbero e ombroso nello studio di un celebre fotografo milanese dove era prassi andare a chiedere un ritratto; e poi ancora a New York, con quella personale andata in scena a poca distanza da uno dei primi show di Jeff Koons.

Incontri e scontri, piccole bugie e grandi verità: con lo stile diretto che lo contraddistingue Bonami fotografa il sistema dell’arte, le sue contraddizioni e speculazioni esasperate, in modo essenzialmente e genuinamente divertito. Ingrediente essenziale per rendere il suo saggio anche divertente, in un’opera di felice smitizzazione dei tradizionali apparati della contemporaneità. Perché l’arte sarà anche una faccenda seria, ma mai troppo!