Libri della settimana: Hack, Latronico, Genna

11 Luglio 2013


Napoleone? Condivideva con Mussolini e Saddam Hussein la passione per la scrittura. Mentre Hitler si destreggiava tra i pennelli e Kim Jong-il sognava di darsi al cinema. Ad accomunare i più grandi dittatori della storia è la passione che ha spinto molti di loro a dedicarsi all’arte: Errico Buonanno raccoglie piccoli e insospettabili segreti ne La sindrome di Nerone (Rizzoli). Partendo, naturalmente, dall’imperatore amante della musica e della poesia.

Ironica e fuori dagli schemi. Geniale: sia nel leggere le profondità dell’universo sia nel guardare la società contemporanea, individuandone vizi e virtù. Einaudi porta nelle librerie a metà luglio, poche settimane dopo la sua scomparsa, l’ultima chiacchierata di Margherita Hack con Marco Morelli. In Siamo fatti di stelle si intrecciano con tenero e delicato umorismo ricordi di vita e riflessioni sui grandi misteri della vita.

Un movimento nato sul web, le ristrettezze imposte da una devastante crisi economica, gli escamotage per aggirarle e le polemiche innescate all’interno di un “non-partito” che propugna libertà e democrazia. Ma si rivela ciecamente ideologizzato. Non è difficile riscontrare riferimenti alla realtà degli ultimi mesi ne La mentalità dell’alveare (Bompiani), ultimo romanzo del giovane Vincenzo Latronico. Una vicenda che aggiorna all’era del web le più inquiete ossessioni orwelliane.

Un presente a tinte fosche è anche quello che Giuseppe Genna racconta in Fine impero (minimum fax), drammatica lotta per la sopravvivenza di un intellettuale rimasto sul lastrico. Costretto a districarsi tra vacue riviste di moda, reality televisivi e oscuri personaggi dello show-business; anello debole di una società dell’immagine sempre più terribile, famelica e vorace. Una fotografia lucida e  drammatica, venata di satira pungente.