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Memoria del territorio e riflessione sui grandi temi dell’attualità internazionale, raccontati grazie al linguaggio della creatività. La settima edizione della Biennale di Gӧteborg rivendica il ruolo “politico” dell’artista
Un’ex area portuale riconvertita a spazio per le arti. Una città che, forte proprio della sua antica vocazione commerciale, è piattaforma di incontro e scambio tra popoli e culture. E costruisce la sua rinnovata identità nel dialogo, nel confronto, nella necessità di affrontare in modo costruttivo anche le inevitabili situazioni di tensione e conflitto. Ha un taglio “glocal” la settima edizione della Biennale di Gӧteborg, inaugurata in questi giorni e in scena fino al prossimo novembre.
Recepisce le più urgenti istanze proposte a livello internazionale e le risolve guardando a modelli squisitamente locali. Una ricetta, tutta svedese, per indicare all’arte una possibile rotta verso il futuro. Due direttori, quattro curatori e una cinquantina di artisti al lavoro negli spazi del Rӧda Sten per immaginare una nuova metodologia di narrazione del presente, che sappia spiegare e raccontare le sfaccettature di una realtà composita, amplificata da tecnologie e possibilità di comunicazione e interazione.
Ironica Joanna Warsza, che gioca sul recente boom letterario che ha fatto della Svezia patria incontrastata del thriller. Per scoprire le opere degli artisti che ha invitato è necessario risolvere piccoli casi, quasi si trattasse di una caccia al tesoro: i lavori dei vari Marion von Osten, Jill Magid e Nùria Guëll si celano sotto i ponti e tra le barche, potenzialmente alla portata di chiunque ma in realtà inaccessibili. Una riflessione sul senso della capacità dell’arte contemporanea di parlare a chiunque.
Claire Tancons mette in scena un omaggio alla trentennale esperienza del Carnevale di Gӧteborg, coloratissima sfilata che da sempre ha un valore di rivendicazione politica sui temi dell’uguaglianza e della solidarietà; Roberto Paci Dalò trasforma un sottopasso pedonale in archivio sonoro della città, diffondendo i racconti e i ricordi dei residenti, i loro sogni e aspirazioni. Con l’invito di partire dalla memoria del vissuto per poter costruire con efficacia il proprio futuro.