Contemporary Istanbul: arte tra Oriente e Occidente

8 Novembre 2013


È una delle piattaforme più importanti per l’arte del presente, terra che negli ultimi anni ha visto l’esplosione di artistar del calibro di Ömer Ali Kazma e Ahmet Ögüt e ha saputo, attraverso la sua Biennale, accendere su di sé i riflettori del mondo. Sotto il punto di vista “produttivo” la Turchia è Paese emergente di grande attenzione; lo sarà anche dal profilo commerciale? La risposta è attesa al termine di Contemporary Istanbul, fiera in scena in riva al Bosforo fino al prossimo 10 novembre.

Sono un centinaio le gallerie ospiti di uno spazio che, novità di questa ottava edizione, raddoppia: ai consueti padiglioni dell’ICEC si aggiungono i fatti i circa mille metri quadri dell’adiacente Istanbul Congress Center, sede della sezione dedicata alla net-art e alla creatività che si esprime attraverso i linguaggi della tecnologia. Una trentina le nazioni rappresentate, con buona presenza di operatori italiani: sono nove i galleristi italiani in questi giorni in Turchia.

Istanbul si appropria, anche sotto il profilo artistico, del suo storico ruolo di mediazione tra Oriente e Occidente. Lo fa con la sezione Nuovi Orizzonti  a ospitare solo gallerie russe, aprendo una parentesi sugli acrilici pop di Marina Koldobskaya e sulle sculture minimal di Anna Bozhko; lo ribadisce nell’indagine sulla scena viennese, partendo il padre dell’Azionismo – il leggendario Hermann Nitsch – a mettere in scena una delle sue celebri e cruente performance.

Da un approccio più classico e tradizionale alla sperimentazione multimediale e digitale. Promette incontri con le più affascinanti avanguardie la sezione Plugin  : che non limita il proprio sguardo alle gallerie commerciali ma invita anche collettivi e associazioni no-profit. Come il progetto carioca VideoBrasil, da trent’anni impegnato in una lungimirante opera di aggiornamento del linguaggio della video arte.