New York: anche Diller Scofidio + Renfro per il nuovo MoMA

18 Gennaio 2014


La legge del più forte si applica, con la sua inesorabile puntualità, anche nel sistema museale. Con l’ente più grande e potente ad avere la meglio su quello più piccolo e sfortunato, messo alle corde da una gestione capace di accumulare – in soli 13 anni di apertura – un debito che si aggira attorno ai 30 milioni di dollari. Arriva da New York l’ufficialità dell’abbattimento di quello che è stato il Folk Art Museum, destinato a entrare nei faraonici piani di ampliamento del suo più facoltoso vicino di casa. Il MoMA.

La notizia era attesa da anni. Da quando cioè – era il 2011 – il Museum of Modern Art aveva acquistato lo stabile sulla 54esima Strada inaugurato sull’onda lunga dell’emotività post 11 settembre. Un’operazione che aveva scatenato forti polemiche, con decine di petizioni e centinaia di firme raccolte con l’intento di preservare un piccolo grande simbolo della città, custode di una collezione di arte popolare e art-brut in grado di rappresentare in modo istintivo ed energico l’anima della Grande Mela.

Dopo un lungo e animato dibattito arriva la resa, firmata dallo stesso studio di architettura chiamato a “salvare il salvabile”, provando a integrare l’attuale struttura nel complesso progetto di ammodernamento del MoMA. Una missione impossibile per Diller Scofidio + Renfro, che a fronte di irrisolvibili problemi tecnici presentano quella che sarà una struttura costruita ex novo. Sulle macerie dell’ormai ex Folk Art Museum.

Il nuovo palazzo, dotato di un’elegante facciata in vetro e acciaio che cancella dalla memoria gli attuali pannelli in rame che abbracciano l’edificio, è destinato a fare da cerniera tra la storica sede del MoMA e il grattacielo in fase di realizzazione a poche decine di metri di distanza. Con l’archistar Jean Nouvel al lavoro per consegnare – entro il 2019 – una nuova sede espositiva da 35mila metri quadrati, destinata ad accogliere le più recenti acquisizioni del museo.