Berlino: la voce dei rifugiati nell’arte di Harald Geil

23 Febbraio 2014


Sono state 64mila nel 2012, oltre 100mila solo nei primi undici mesi dell’anno successivo. Numero che sale a 115mila se si sommano alle nuove pratiche i ricorsi presentati per quelle che in precedenza non hanno avuto fortuna. Sono le domande di asilo politico da parte dei rifugiati che chiedono di potersi stabilire in Germania: Paese dove è sempre all’ordine del giorno il tema dell’integrazione, in un contesto storicamente interessato da fortissimi flussi migratori.

Un fenomeno in crescita quello della presenza dei rifugiati, che non manca di ricevere attenzioni da parte del mondo dell’arte. È un progetto dalla fortissima carica politica e sociale quello inaugurato in via sperimentale a Berlino da Harald Geil, fotografo che ha trovato l’appoggio entusiasta della comunità del web: con una campagna di crowdfunding che si pone l’obiettivo di raccogliere in questi mesi i cinquemila euro necessari per esportare il format anche in altre città d’Europa.

Campeggiano sui muri della capitale le gigantografie in bianco e nero di ritratti che Geil ha scattato ad alcuni tra i tanti rifugiati in attesa di essere accettati – o respinti – dal governo tedesco. Stencil imponenti, a comporre il catalogo diffuso di Familiar Facades : con gli sguardi dei potenziali nuovi tedeschi che incrociano quelli dei passanti. E condividono le proprie storie. Perché ogni volto è accompagnato da un QR-Code che, se ripreso con uno smartphone, rimanda al sito che raccoglie le interviste ai migranti.

L’idea di Geil è quella di dare voce a chi, nella disputa sulle regole dell’immigrazione, finisce spesso per finire paradossalmente inascoltato. Sono proprio i rifugiati infatti a trovarsi a volte ammutoliti, schiacciati dall’aggressività di un dibattito che coinvolge a vario titolo istituzioni, opinione pubblica e mondo dell’informazione. Un’innovativa azione di street-art che può diventare virale, portando il proprio messaggio anche in altre città che vivono le stesse tensioni di Berlino. Arrivando magari in giorno anche in Italia.

[il progetto di crowdfunding che sostiene Familiar Facade è qui: http://www.startnext.de/familiar-facades]