Cinema: a Berlino trionfa l’Oriente

16 Febbraio 2014


L’Oriente chiama, l’Europa risponde. La 64esima edizione della Berlinale segna il trionfo del cinema asiatico, che fa il pieno dei riconoscimenti più importanti: partendo ovviamente dall’Orso d’oro per il miglior film. Vince Black Coal, Thin Ice , eccentrico noir firmato dal cinese Diao Ynan, autore di un poliziesco che sa innestare sugli schemi classici del genere punte di irresistibile ironia. Sostenute da un ritmo incalzante, accattivante e avvincente.

Il film di Ynan ottiene anche l’Orso d’argento per il miglior attore, Liao Fan; migliore interprete femminile è invece la giapponese Haru Karoki, intensa protagonista nella The little house  di Yoji Yamada, struggente storia d’amore vissuta sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. Il cinema orientale festeggia anche Lou Ye: il suo Blind massage  riceve la menzione per il miglior contributio artistico. Piace l’idea di attualizzare un’antica fiaba cinese, ambientandola in uno stralunato centro massaggi…

Arriva da Hollywood, invece il miglior regista di questa edizione. E si tratta di un volto noto per il red carpet berlinese: Richard Linklater riesce nell’impresa di vincere per la seconda volta l’Orso d’argento con Boyhood , bissando il successo raccolto nel 1995 per Prima dell’alba , interpretato da un giovane Ethan Hawke. Con un film intenso e personalissimo, girato nel corso di dodici anni: seguendo la vita di un ragazzo dall’infanzia alla maturità.

L’età anagrafica è un inganno se Alain Resnais vince, a 92 anni, il premio per l’innovazione con la sua commedia Aimer, boire, et chanter  ; unico big a sorridere è Wes Anderson, che riceve l’Orso d’argento Gran Premio della Giuria con l’irresistibile The Grand Budapest Hotel . Il pubblico dà il suo placet a Zeresenay Berhane Mehari, premiato per Difret : coraggiosa storia di denuncia e riscatto che fa luce sulla violazione dei diritti delle donne in Etiopia.

[nella foto: una scena da “Black Coal, Thin Ice”]