Da Caravaggio a Canaletto. In mostra a Budapest

10 Febbraio 2014


Cinque anni fa erano stati 230mila a mettersi in coda per ammirare le meraviglie del Rinascimento, per un grande evento che partiva dalle raffinate eleganze di Botticelli e si spingeva ben oltre i confini della stagione d’oro dell’arte moderna italiana. Arrivando alla pittura del Tiepolo. Numeri importanti,  che Budapest conta di bissare ora che il museo Szépmuvészeti ospita quasi centocinquanta capolavori, a coprire l’arco cronologico che va da Caravaggio a Canaletto.

Ultima settimana per la mostra che mantiene alta nella capitale l’ungherese l’attenzione nei confronti dei grandi nomi dell’arte italiana. Partendo proprio dal Merisi, protagonista assoluto di un appuntamento cui partecipano lo sconvolgente San Giovanni Battista  della Piancoteca Capitolina, l’Ecce Homo  oggi a Genova e le due versioni della sua Salomé . Con il confronto diretto tra quella conservata al Prado e quella della National Gallery di Londra, variazioni sul tema di un medesimo affascinante soggetto.

Il tema mitologico è tra quelli più rappresentati nella selezione di opere che Zsuzsanna Dobos ha compiuto attingendo ad alcune tra le collezioni pubbliche più importanti d’Europa. Ecco allora la sensuale Erodiade  di Francesco Cairo, travolta da un’estasi mistica che tradisce un tumultuoso erotismo; ed ecco l’impassibile eleganza manierata della Giuditta di Cristofaro Allori, nel drammatico contrasto tra l’eleganza dell’eroina e il brutale realismo della testa mozzata di Oloferne.

I riflettori si spostano, progressivamente, verso l’area veneta. Con Tiepolo, stupendo scenografo di delizie arcadiche quando inscena la danza amorosa dell’Apollo e Dafne  oggi al Louvre; con le macchiette del Piazzetta – autore della strepitosa L’indovina  – e naturalmente con le calligrafiche soluzioni di Canaletto. Fotografo ante-litteram, capace di fissare con una perizia quasi miniaturistica gli scorci più affascinanti della Serenissima.

[nella foto: Canaletto, Il Molo verso la Riva degli Schiavoni, 1738 ca., Musei del Castello Sforzesco di Milano]