Lirica: a Napoli un Otello fuori… dal tempo!

19 Aprile 2014


Ogni riferimento al classico realismo degli allestimenti tradizionali è rigorosamente e decisamente bandito. Si scatena in un luogo altro, lontano dal tempo della Storia, la travolgente burrasca che accompagna al Teatro San Carlo di Napoli l’Otello  di Giuseppe Verdi, in cartellone fino al prossimo 29 aprile. Una messa in scena che, annullando l’aggancio didascalico con le ambientazioni dell’originale shakespeariano, si veste di una profonda lettura intimista.

A illustrare la straordinaria modernità dell’opera è il direttore musicale dello stabile partenopeo Nicola Luisotti, che nel sintetizzare la trama parla di un “femminicidio in piena regola, scaturito solo da un sospetto” . Una lettura accentuata dalle scelte di regia che Valentina Escobar riprende da Henning Brockhaus: l’Isola di Cipro, teatro dell’azione, si trasforma in uno spettrale scenario post-bellico, specchio di un insondabile interiore dramma comune.

“La tragedia del Moro  –  spiega il regista – è infatti una tragedia collettiva, un sovvertimento dell’ordine delle cose che mette in crisi un universo solo apparentemente incorrotto e felice”. Il tormento che agita l’anima di Otello fino a condurlo alla più cieca e oscura follia diventa così metafora della confusione e dell’irrazionalità che caratterizza il post-moderno, idea di spaesamento che colpisce al cuore la nostra epoca.

Sul palco un cast d’eccezione, che punta sull’esperienza di due tra i maggiori interpreti italiani del repertorio verdiano. Da un lato il tenore Marco Berti, imponente nel ruolo di Otello, forte di una carriera che lo ha visto calcare le scene del Metropolitan di New York e dell’Opéra di Parigi; dall’altro Roberto Frontali, chiamato a vestire i panni di Iago. Con la soprano armena Lianna Haroutounian, al debutto al San Carlo, chiamata a dare il proprio volto a Desdemona.

[nella foto: Otello al San Carlo di Napoli – foto Francesco Squeglia]