Prato ritrova Palazzo Pretorio. Scrigno per i maestri del Rinascimento

11 Aprile 2014


L’intera struttura giaceva inutilizzata dal 1998, data di avvio di un lungo e difficoltoso restauro; un suo piano – il terzo – era stato chiuso oltre trenta anni fa. Ma come accade in tutte le favole arriva il lieto fine per il Palazzo Pretorio di Prato, tra gli esempi di architettura civile medievale più importanti d’Italia. Uno spazio che torna a risplendere, riaprendo in questi giorni al pubblico a vent’anni dall’ultima volta. E lo fa mettendo in mostra i suoi straordinari gioielli.

Una raccolta civica di enorme valore storico artistico quella della città toscana, che annovera capolavori assoluti della stagione del tardo gotico e del primo Rinascimento, ma che si spinge fino al barocco di Mattia Preti. La riapertura del Palazzo coincide con il riallestimento e l’esposizione permanente della collezione, stretta idealmente attorno ad un oggetto che con la sua aura di magico misticismo incarna uno dei simboli più amati dalla comunità locale.

Assume un innegabile valore identitario la Sala della Cintola, dedicata alla reliquia mariana da secoli conservata nel Duomo della città. Un segno della devozione popolare che offre l’occasione per riflettere sulla eccezionale tradizione di arte suntuaria del territorio; e che si presta a intriganti sperimentazioni multimediali: affascinante la ricostruzione virtuale della cappella affrescata da Agnolo Gaddi che nella cattedrale cittadina custodisce il reperto.

Tra i capolavori assoluti il catalogo di pale d’altare, alcune di dimensioni imponenti, che copre la parabola del Rinascimento dai suoi primi vagiti fino alla fase più matura e consapevole. Passando così dalle sublimi architetture goticheggianti di Giovanni da Milano alle opere di Bernardo Daddi, Filippo e Filippino Lippi; perdendosi con il passare dei secoli nella wunderkammer settecentesca costruita attorno all’eccentrica e affascinante collezione Martini.