Il Turner Prize Laure Prouvost in mostra a Napoli

17 Aprile 2014


Due generazioni diverse. Due linguaggi espressivi differenti. Due tessuti sociali e creativi diametralmente opposti, ma in fondo più vicini di quanto si possa pensare: da un lato Londra, dall’altro Napoli, città unite da una comune predisposizione all’accoglienza, al cosmopolitismo, all’incontro di culture. Un incontro affascinante quello accolto fino al 24 maggio negli spazi della Fondazione Morra Greco, tra le istituzioni più brillanti della scena partenopea.

Proseguono i duetti del Progetto XXI , programma espositivo realizzato con il sostegno del Museo MADRE e destinato a sondare personalità e scene artistiche che abitano il contemporaneo con spiccata e seducente originalità. Un dialogo tutto al femminile quello intonato questa primavera: in mostra la napoletana Betty Bee, a tu per tu con Laure Prouvost. Francese di nascita ma londinese d’adozione, ultima vincitrice del prestigioso Turner Prize.

A cinquant’anni compiuti Betty Bee traccia su tela una riflessione sorprendentemente intimista, lontana anni luce dal suo consueto immaginario pop. Assume significati catartici la sua Second Life , impaginazione di cinque grandi tele realizzate tra la fine degli Anni Novanta e il 2013: dove il tema dell’interiorità viene declinato nel ricorso a feticci ambivalenti. Catene e fili spinati, strumenti di costruzione, si rivelano in realtà fedeli custodi di un’emozione che gioca a nascondino. Apparendo, grazie al ricorso alla pittura fluorescente, solo al buio.

Dal suo periodo di residenza a Napoli Laure Prouvost tira fuori le alchimie totemiche di Polpomotorino . Una maxi installazione creata assemblando parti di vecchi motorini, assunti a simbolo dell’anima caotica e confusa della città, diventa fulcro attorno cui ruotano come falene attratte dalla luce video e testi. Ad andare in scena è l’anima di Napoli, così come viene registrata da un osservatore esterno: stridente e affascinante contrasto tra la dolcezza di un lampone (parte integrante dell’opera) e l’acre presenza del metallo.