Cannes, giorno 3. Un thriller e una metafora

16 Maggio 2014


Il primo week-end del Festival di Cannes apre le proiezioni in programma con il thriller Captives  del regista Atom Egoyan, autentico cittadino del mondo: figlio di artisti armeni, nato al Cairo ma da tempo stabilitosi in Canada. Già in concorso al Festival di Cannes nel 1999 con Il Viaggio di Felicia  (interpretato dal compianto Bob Hoskins), nel 2005 con False Verità  e nel 2008 con Adoration .

Egoyan ci riprova dunque per la quarta volta, e lo fa presentando un giallo dai toni intensi: dopo otto anni dalla sparizione di Cassandra, la protagonista, emerge qualche indizio che indica che a dispetto di quanto hanno sempre ritenuto gli inquirenti lei possa essere ancora viva. La polizia e i genitori della ragazza proveranno a sciogliere il mistero della sua scomparsa, in un crescendo di tensioni e colpi di scena.

Seconda parte della giornata in compagnia del turco Nuri Bilge Ceylan (nella foto), poeta delle immagini. Lui con Cannes ha già una lunga storia d’amore, cominciata nel 2002 con il Gran Premio della Giuria per Uzak . Riceve poi il Premio Fipresci nel 2006 con Climates  e nel 2008 il premio per la regia con Le tre scimmie , primo film turco ad entrare nella short list per gli Oscar come miglior film straniero. Infine nel 2011 ottiene nuovamente il Gran Premio della Giuria con l’odissea di Once Upon a Time in Anatolia .

È ambientato nella Turchia di oggi questo suo nuovo Winter Sleep , che già dal titolo si propone come film di riflessione. Ritirati in un inverno noioso nell’albergo a gestione familiare, marito, moglie e cognata affrontano nell’isolamento le proprie crisi esistenziali. In aria di Palma d’Oro? Troppo presto per azzardare vaticini.

Federica Polidoro per www.artribune.com