La fotografia sociale di Tina Modotti in mostra a Torino

4 Maggio 2014


Una vita passata davanti e dietro l’obiettivo della macchina fotografica, completamente immersa nelle contraddizioni del proprio tempo: al fianco degli ultimi, vicino ai grandi rivoluzionari che hanno cambiato la Storia del Centro America; e poi sedotta dalla scintillante ed eroica Hollywood del cinema muto. Una figura di raro fascino quella di Tina Modotti, avventuriera dell’arte cui Torino dedica, nelle sale di Palazzo Madama, una imponente retrospettiva.

Una personalità dirompente quella di Modotti, nata ad Udine ma autentica cittadina del mondo; donna dal coraggio straordinario, volitiva e assolutamente fuori dagli schemi. Gran parte della sua vita – non solo artistica – scorre nel tumultuoso Messico degli Anni Venti, nell’utopia di una rivoluzione che sembra trasformare in realtà gli ideali di uguaglianza sociale che l’artista, manifestamente comunista, persegue con fede cieca e assoluta.

La mostra di Torino restituisce lo sguardo che la fotografa ha posato sulle rivolte e le manifestazioni, dando il via a un vero e proprio genere: quello del reportage sociale, indagine dal taglio giornalistico che diventa – grazie alla sua straordinaria sensibilità – lavoro eminentemente artistico. Una visione modernissima quella di Tina la pasionaria, che le costerà l’ostracismo da parte di governi e regimi: spiazzati dalla sua indole ribelle, dalla sua istintiva libertà.

Uno spirito che la porta a sperimentare situazioni, ambienti e atmosfere tra loro anche diametralmente opposte. Tina Modotti sperimenta il cinema, a fianco del leggendario Rodolfo Valentino, e si lascia ritrarre anche senza veli da un maestro del calibro di Edward Weston: professando nel segno della più consapevole femminilità una volontà di emancipazione che da universale diventa puramente individuale.