Parigi: a Monumenta utopie firmate Kabakov

11 Giugno 2014


Aggancia le proprie fondamenta nel solido terreno del Rinascimento, osserva la stagione del neoclassico e quella romantica, si slancia infine elegante verso un futuro avveniristico. È la città dei sogni di Ilya e Emilia Kabakov, coppia d’oro dell’arte internazionale, progetto che trova casa al Grand Palais di Parigi. Dove è in scena fino al 22 giugno la sesta edizione di Monumenta : tale di nome e di fatto l’evento che chiama le più grandi firme di oggi a confrontarsi con interventi su vasta scala.

Un doppio cerchio di mura, come se si trattasse di una tenace polis greca; un percorso espositivo che suddivide in ideali quartieri ciò che appare al tempo stesso come una retrospettiva e come una proiezione verso il futuro per la parabola creativa del duo di artisti russi. Invitati a lavorare nello stesso contesto che nel passato ha visto all’opera Anselm Kiefer e Anish Kapoor, Richard Serra e Daniel Buren.

I Kabakov scelgono un profilo di sobria eleganza, in netta contrapposizione rispetto alla spettacolarità tentata da più di un artista che li ha preceduti. L’allestimento, magnetico e seducente, inghiottisce il pubblico in un universo visionario e a tratti maliziosamente enigmatico: decine i bozzetti di irrealizzabili città utopiche quelli posti nelle spire di una struttura labirintica su cui incombe, magnifica e imponente, una cupola di ventiquattro tonnellate.

Si cammina così per le strade di Manas , ipotetica landa tibetana dove Terra e Cielo si incrociano in un equilibrio di sublime perfezione formale; e si passa poi a Il centro dell’energia cosmica , metropoli futuribile che somma retaggi archeologici alle spigolose teorie suprematiste delle avanguardie russe. Socialità e misticismo si declinano nello spazio con insistita ricerca di un ordine cosmico, guardando a Malević e alla grande lezione dell’astrattismo .