Ai Weiwei, una mostra in tournée. Ora a New York

3 Giugno 2014


Parte da Tokyo nel 2009, accolta nelle sale del Mori Art Museum. Si sposta ora dall’altra parte dell’Oceano, naturalmente negli Stati Uniti: portando prima a Washington e ora (fino al 10 agosto) nel contesto del Brooklyn Museum il proprio carico di energia e vitalità. È la mostra che traccia la parabola dell’esperienza creativa di Ai Weiwei, certamente l’artista cinese al momento più famoso al mondo; probabilmente uno tra i più celebri in assoluto. Figura ricchissima nello sperimentare generi e linguaggi tra i più disparati.

Fotografia, video-arte, performance, scultura, installazione; fino a spingersi all’architettura – suo il progetto per il discusso stadio realizzato a Pechino in occasione delle Olimpiadi del 2008: Ai Weiwei è intellettuale figlio del suo e nostro tempo, eclettico nel sondare ogni tipo di sentiero espressivo; abilissimo nella gestione della propria immagine pubblica, assunta grazie al potere virale dei social network a simbolo della lotta contro censure e discriminazioni.

Il suo rapporto conflittuale con le autorità cinesi è toccato con estrema eleganza nel corso di un percorso espositivo tripartito, con una periodizzazione che segue i soggiorni dell’artista tra Cina, Stati Uniti, e nuovamente Cina. E così il monumentale Chandelier  , monolite luminoso dal fascino arcaico, riflette ironicamente il flash di uno tra i selfie più noti di Ai Weiwei. Capace di trasformare in oggetto d’arte, ed esporre anche a Brooklyn, la fotografia scattata allo specchio dell’ascensore di casa nel giorno del suo arresto come dissidente.

Raffinate tensioni, equilibri fragili e instabili quelli che propone Ai Weiwei. Lo fa attraverso He Xie  , migrazione di centinaia di piccoli granchi in ceramica; lo ribadisce con la serie dei Colored Vase , altro omaggio ad una pratica di tradizione artigiana che diventa simbolo fortissimo di identità culturale. Una memoria a volte evocata (è il caso di Kippe , struggente composizione in legno), a volte invece negata, quasi rifiutata: come nel caso  di Dropping a Han Dinasty Urn . Con la distruzione di un reperto archeologico a farsi gesto di polemica rottura nei confronti del passato.