Da Milano a Sarajevo e ritorno. Una mostra al Centro Pecci

16 Luglio 2014


Tutto è nato a Milano, esattamente vent’anni fa. Con la prima mostra nelle sale del Centro “Spazio Umano” e la primissima adesione importante: quella di Michelangelo Pistoletto. Subito entusiasta nel dare il proprio contributo, in forma di opera da donare, ad un progetto che negli anni terribili della guerra nei Balcani voleva richiamare gli artisti al proprio ruolo di attori principali all’interno della società. Ed è dunque naturale che il cerchio ora si chiuda. E si ritorni in riva ai Navigli.

È la sede milanese del Centro Pecci di Prato, tra i più importanti hub per il contemporaneo in Italia, ad accogliere fino al prossimo mese di settembre la collettiva che documenta il progetto Ars Aevi, straordinario archivio di centocinquanta opere donate da artisti di livello internazionale per il Centro Skenderija di Sarajevo; museo ideale tutt’altro che utopistico, dimostrazione concreta di un impegno di testimonianza contro quella guerra. E, dunque, contro ogni tipo di conflitto.

A fare da pendant alle opere è il progetto che Renzo Piano ha firmato per la nuova sede della raccolta, in fase di realizzazione ovviamente nella capitale bosniaca: la planimetria trasforma l’esposizione milanese in una sorta di fotografia da un museo del futuro, offrendo uno sguardo che si articola attraverso pezzi iconici, rappresentativi dell’anima e della natura di un programma dall’altissimo valore simbolico.

Guardano al valore della tradizione le geometrie di Dean Jocanović Toumin, con le linee spezzate in acciaio corten a sottolineare pregiati tappeti; là dove il bonsai piantato da Ilija Soskić, opera da cullare e coltivare, è invece segno della fragilità del presente e delle incognite che incombono sul futuro. Lo sguardo degli artisti balcanici si sposa con quello dei maestri dell’Europa occidentale: Jannis Kounellis, Joseph Kosuth, lo stesso Pistoletto. Per comporre una visione di rara profondità.

[nella foto: Remo Salvadori – Non si volta chi a stella è fisso, 2004. In mostra al Centro Pecci di Milano]