Gli inediti di Picabia per “Littérature” in mostra a Parigi

1 Agosto 2014


Sottile il filo che separa i due ambienti, contigui al punto da confondere e mescolare frequentazioni e amicizie, tra incontri e scontri ideologici a volte anche accesissimi. Profondo invece il solco concettuale, che fa di Dadaismo e Surrealismo esperienze tra loro prossime eppure diametralmente opposte: anime divergenti e differenti di una medesima scena artistica, quella della Parigi degli Anni Venti. Città dove tutto poteva accadere: e dove tutto, in effetti, è accaduto.

Sono venute alla luce solo nel 2008 le diciassette tavole originali disegnate da Franci Picabia come possibili copertine per la rivista Littérature , forse il più interessante punto di tangenza tra le posizioni delle due avanguardie storiche. Bozzetti che si sommano ai nove già noti alla critica d’arte perché dati alle stampe nel periodo che va dal 1922 al 1924, e che fino al prossimo 8 settembre restano a disposizione dei visitatori del Centre Pompidou.

Una piccola grande mostra quella allestita nello spazio parigino, testimone di una vicenda che sa ricostruire una pagina importante per l’arte europea del Novecento. Tutto nasce con la fondazione della rivista da parte di André Breton e con l’affidamento a Man Ray del design delle prime uscite: è proprio per Littérature  che l’artista crea Le Violon d’Ingres , celeberrima immagine della modella nuda, fotografata di spalle, con le iconiche effe del violoncello disegnate sulla parte basa della schiena.

Un manifesto dell’irrequieta e irriverente estetica dadaista, che con il passare del tempo lascia il posto sulle pagine della testata alle oniriche visioni di Picabia, che proprio nei primissimi Anni Venti chiude la propria stagione dada e si avvicina con entusiasmo al Surrealismo. Contribuendo alla maturazione di un nuovo linguaggio figurativo, espressione compiuta delle intuizioni concettuali di Breton.