Triennale: le icone del design secondo Nanda Vigo

1 Settembre 2014


Ha vissuto da testimone prima – da protagonista poi – uno dei momenti più eccitanti della parabola di Milano come città della creatività. Lavorando a stretto contatto con Gio Ponti e Lucio Fontana, filtrando le esperienze di entrambi per dare vita ad un originalissimo percorso che ha saputo intrecciare arte e design, ragione e sentimento, estetica e funzione. Nanda Vigo (nella foto) è una delle regine del panorama italiano, progettista raffinata e attenta osservatrice della realtà contemporanea.

È lei a occupare a settembre il CreativeSet della Triennale di Milano. Angolo che l’istituzione offre a dieci designer italiani – uno al mese fino al prossimo febbraio – per allestire una piccola mostra che sappia suggerire visioni inedite e personalissime sul made in Italy ; proponedno una collezione di greatest hits griffati, di volta in volta, dai vari Alessandro Mendini e Michele De Lucchi, Cini Boeri, Mario Bellini e Gaetano Pesce.

La selezione operata da Vigo è racconto autobiografico, narrazione di una vita spesa per il design. Partendo dalla sedia Lariana  di Giuseppe Terragni, autore che suggestione la futura creativa che, in estasi, si trova bambina ad ammirare la Casa del Fascio di Como; e arrivando al Cabriolet Bed  di Joe Colombo, memoria tangibile della swinging Milan  che si riuniva nei locali jazz, dando così sfogo all’euforia propria degli anni del Boom economico.

Ci si diverte con i 16 animali  di Enzo Mari, gioco a incastro semplicemente perfetto nel raccogliere in uno spazio minimo – calibrato al millimetro – una vera e propria arca di Noé; e si sognano esotismi sensuali nell’Arabesco  dell’eccentrico Carlo Mollino, tavolo che nelle sue linee fulminanti ricorda i diversi prototipi per automobili da corsa immaginati da una delle più eclettiche figure del design italiano.