Arte e cibo in mostra. Con Marina Abramović

16 Novembre 2014


Non riesce a trattenere le lacrime mentre la telecamera la riprende nell’atto di mangiare un’enorme cipolla cruda, con il voice over a elencare mille e più motivi di delusione e disillusione, stanchezza e tristezza. È il video di The Onion , storica performance di Marina Abramović, a dare il senso di Food , mostra che fino al prossimo febbraio interpreta al MuCEM di Marsiglia il tema del cibo nell’arte contemporanea.

Sono circa quaranta gli artisti di profilo internazionale chiamati a raccontare attraverso il proprio lavoro il rapporto contrastante, a tratti morboso, tra la nostra società e ciò che mangia; conducendo un viaggio che ci porta a considerare la cucina come spazio dell’identità e della memoria, ma anche come luogo dove ci si misura con le proprie fragilità. Arrivando poi ad ampliare lo sguardo a riflessioni etiche e politiche, legate ai temi degli sprechi, delle sofisticazioni, delle disparità tra chi ha troppo e chi nulla.
Risalgono agli Anni Sessanta i coloratissimi dolci pop, dai colori shocking, di Dorothée Selz e Antoni Miralda, immagine di un periodo in cui il benessere dell’Occidente imponeva di guardare al cibo con giocosa superficialità; tutt’altro tipo di approccio quello di Edoardo Neto e Jannis Kounellis, entrambi alle prese con opere basate su semi: simbolo della frugale umiltà della natura, della sua fragile ma dirompente vitalità.

Sarcastico il Nazi Milk  del collettivo canadese The General Idea, evocativi i cubi bianchi con cui Mircea Cantor sparge nell’atmosfera aroma d’aglio; quasi darwiniste le fotografie del giapponese Shimabuku, con le assonanze tra frutti apparentemente distanti – e pomodori a scoprirsi fratelli dei cachi. Ci avviciniamo al concetto di food design, infine, con il puzzle di stoviglie di Subodh Gupta con Chen Zhen (nella foto) …