L’arte furiosa di Hermann Nitsch. In mostra a Napoli

23 Novembre 2014


Può sembrare inusuale, irrituale, che un artista di solida formazione mitteleuropea elegga come propria patria adottiva una grande città del Mediterraneo; distante anni luce – per colori, sapori, atmosfere, cultura, tradizioni – dall’ambiente nel quale è nato, cresciuto e si è formato. L’apparente controsenso svanisce nel momento in cui ci si imbatte in Hermann Nitsch. E in Napoli, ovviamente.

È nella città che vive e pulsa il museo creato dalla Fondazione Morra per l’artista austriaco – e a lui intitolato; è qui che fino a fine febbraio va in scena Azionismo pittorico , personale che porta per la prima volta in Italia un corpus di settanta opere che guardano agli sviluppi più recenti del lavoro del maestro. Concentrandosi sulla serie dei Malaktion  dipinti nel 2011, vibrante e sferzante percorso sviluppato attorno alla pittura.

C’è un filo rosso, della stessa tinta del sangue che scorre abbondante nelle sue storiche e provocatorie performance, a unire l’opera di Nitsch a Napoli: il filo di un rapporto insistito con il mito, con la natura più viscerale – quasi tribale – dell’uomo. La città campana diventa, nell’immaginario dell’artista, teatro privilegiato per mettere in scena le sue azioni, nel richiamo profondo alla natura orgiastica e misterica di un Mediterraneo luogo di eroi e antiche divinità.

Il gesto è centrale nel lavoro di Nitsch: lo è chiaramente nelle cruente performance, ma anche nel momento in cui la furia creativa dell’artista si riversa come un grido di battaglia sulla tela. Con esplosive pennellate e vigorose campiture, con un’energia primordiale dalla forza quasi sovraumana. Così compiuta e potente da indurre un critico d’arte del peso di Achille Bonito Oliva a tentare il paragone tra la figura di Nitsch e quella di Caravaggio. Un azzardo? Una provocazione? Certo. Ma che coglie nel segno.