Anish Kapoor incontra Rembrandt

5 Gennaio 2016

anish kapoor rembrandt amsterdam

Fino al 6 marzo 2016 tre opere di uno dei maggiori artisti contemporanei, l’anglo-indiano Anish Kapoor, sono esposte nel cuore stesso del Rijksmuseum di Amsterdam, la cosiddetta Gallery of Honour. I tre quadri in rilievo, composti da stratificazioni di resina e silicone, con la loro suggestiva palette di bianchi e rossi evocano immagini di sangue e grumi di carne e muscoli. A rendere ancora più “anomala” l’esposizione, il fatto che il trittico – già particolare di suo, come avete intuito – per la sua collocazione entra in dialogo diretto con alcune delle più famose opere tarde di Rembrandt, come La sposa ebrea, I sindaci, Titus vestito da monaco e Autoritratto come l’apostolo Paolo.

La ricerca di spazi fisici e suggestioni psichiche da parte di Kapoor, apparentemente così diversa dai risultati formali del pittore dell’età dell’oro olandese, si lega in realtà con la tradizione pittorica di Rembrandt stesso, seguendo una linea continua che attraversa la storia dell’arte per toccare Soutine e Bacon. Sollevando temi comuni a tutti gli artisti citati, come la violenza, il trauma e i disordini sociali e politici.

Kapoor non è nuovo a simili produzioni. Le nuove opere ricordano in effetti le sue installazioni meccanizzate, quali My Red Homeland (2003), Svayambh (2009) e Shooting into the Corner (2009).
L’opera tripartita in mostra in Olanda ritorna anche sui temi mitici tanto amati da Kapoor, in questo caso la leggenda del satiro Marsia che sfidò Apollo, il dio della musica, con esiti nefasti. Il sacrificio di Maria per mano di Apollo – che uccise lo sfidante scuoiandolo vivo – viene evocato dall’autore contemporaneo attraverso la metafora della materia che, invece di essere “guidata” dall’artista per assumere forme e composizioni armoniche, esprime tutto il suo lato più violento, caotico e primitivo in un succedersi di cumuli e avvallamenti, rossi sanguigni e ceree trasparenze.