Quando la fotografia è al servizio della giustizia

30 Gennaio 2016

© Rodolphe A.Reiss, 1925. Collezione dell'Istituto di Polizia Scientifica e di Criminologia di Losanna

Dopo la retrospettiva intitolata a Boris Mikhailov, la neonata Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino apre i battenti su un nuovo ciclo di mostre, che indagano le molteplici sfaccettature del medium fotografico. Una di queste è Sulla scena del crimine. La prova dell’immagine dalla Sindone ai droni, una panoramica a tinte forti sugli scatti forensi, legati a omicidi ed eventi delittuosi.

Fino al primo maggio, l’istituzione torinese offrirà al pubblico una ricca serie di immagini che percorrono oltre un secolo di storia – dagli scatti entrati per la prima volta nei tribunali fino alle foto satellitari, usate dalle organizzazioni per i diritti umani al fine di denunciare l’uccisione dei civili e i crimini di guerra.

Undici casi-studio illustrano l’approccio scientifico al mezzo fotografico, spesso utilizzato dalla giustizia come fondamentale supporto. Diversamente da quanto avviene nella declinazione artistica della tecnica fotografica, gli scatti in mostra mettono in luce altre importanti sfumature del mezzo, insistendo sul messaggio più “vero” di cui lo scatto si fa inevitabilmente portatore: la rappresentazione di una realtà che non può non essere accaduta.

La fotografia viene così indagata nella sua componente storica e come strumento di testimonianza, senza trascurare un’inevitabile duplicità in tale ruolo.
Quanto può essere veritiera un’immagine immortalata dalla lente di un obiettivo? La durezza degli scatti presentati a Torino innesca una profonda riflessione su questo interrogativo e su altre basilari questioni, connesse al medium fotografico.

[Immagine in apertura: © Rodolphe A.Reiss, 1925. Collezione dell’Istituto di Polizia Scientifica e di Criminologia di Losanna]