Le “Apparenze” di Nino Longobardi seducono Castel del Monte

7 Maggio 2017

Nino Longobardi, Guteshlafenfederico, 2017. Photo Fulvio Ambrosio

Può essere considerata l’ennesima testimonianza dello straordinario potenziale del patrimonio storico nazionale Apparenze, la mostra che riunisce oltre 20 opere tra gli spazi esterni e interni di Castel del Monte. Il maestoso maniero, edificato per volontà dell’imperatore Federico II di Svevia nel Duecento, accoglie sculture e interventi site-specific nei quali l’artista Nino Longobardi – selezionato nel 2015 da Vincenzo Trione per la mostra Codice Italia alla 56. Biennale di Venezia – affronta i temi cardine della sua ricerca.

Dalla metamorfosi al superamento dei limiti spaziali, Nino Longobardi ricorre alla scultura per “attivare ribaltamenti di senso della materia e delle convenzioni di pensiero“. Nelle sue opere scheletri, ossa, arti sospesi si affiancano, in maniera del inaspettata, a oggetti del quotidiano, come bicchieri o imbuti, ma anche a strumenti musicali.
Nel cortile ottagonale del Castello è stata collocata una grande scultura che raffigura un Cristo deposto dalla croce e adagiato sul pavimento. Nell’opera Gute Schlafen Federico, inoltre, Longobardi omaggia esplicitamente Federico II, mostrandolo mentre riposa su un letto posato su stratificazioni di oggetti, nella dimora da lui tanto amato.

Curata da Achille Bonito Oliva e voluta dal Polo Museale della Puglia, in collaborazione con Nova Apulia, e coordinata da Dafna Napoli, Apparenze prosegue la propria narrazione anche nelle sale di Palazzo Sinesi a Canosa di Puglia: un altro luogo in cui Longobardi, ancora una volta, si fa promotore di un confronto aperto con la storia, in questo caso attraverso lavori pittorici inseriti nella preziosa collezione archeologica. Intensa nella sua doppia declinazione, la mostra si inserisce nell’offerta culturale del Polo Museale della Puglia che sta promuovendo “inediti abbinamenti tra arte contemporanea e musica“.

[Immagine in apertura: Nino Longobardi, Guteshlafenfederico, 2017. Photo Fulvio Ambrosio]