Alexander Calder, protagonista al Whitney di New York

7 Giugno 2017


Dare vita a sculture in grado di muoversi e di attivarsi con il contributo dell’uomo: è questa una delle ambiziose sfide legate alla parabola artistica di Alexander Calder, il visionario artista originario di Philadelphia cui il Whitney Museum of American Art dedica un’ampia retrospettiva.
Al via il 9 giugno, la mostra promossa dall’istituzione culturale statunitense è il risultato di uno sforzo congiunto, al quale hanno contribuito Jay Sanders, Greta Hartenstein e Melinda Lang come assistenti curatrici.

Nelle sale del museo newyorkese resteranno esposte, fino al 23 ottobre prossimo, una robusta raccolta di sculture dell’artista, opere chiave per comprendere la portata innovatrice del suo percorso e fornire ai visitatori un’opportunità di sperimentarne la distintiva inclinazione verso il dinamismo.
La natura cinetica di questi lavori – peculiarità intrinseca del percorso di Calder – ottenne una prima manifestazione all’inizio degli anni Trenta.
L’intuizione di concepire i celebri mobile concesse all’artista la possibilità di misurarsi con un campo di ricerca tanto affascinante quanto promettente. In questi esemplari, frutto di uno scrupoloso bilanciamento tra le varie componenti poste in sospensione, l’artista fece convergere, esperienza dopo esperienza, una pluralità di stimoli e di possibili attivazioni.

Ripercorrendo la sua produzione, la monografica del Whitney Museum of American Art insiste sul concetto stesso di dinamismo e consente di comprendere anche le evoluzioni dei “dispositivi di attivazione”: dai primi modelli che incoraggiavano verso semplici e delicate rotazioni, si passa a mobile messi a punto per accogliere una gestualità più eclatante, talvolta perfino clamorosa.
Al ricerca della dinamicità si associa talvolta anche la capacità di innescare suoni all’apparenza imprevedibili. Calder: Hypermobility consente di addentrarsi in questo complesso e sorprendente universo, grazie anche a opere che inglobano al proprio interno meccanismo complessi, come motori o generatori di suoni.
Promossa in sinergia con la Fondazione Calder, la mostra si lega a un programma collaterale di spettacoli e eventi, tra cui una serie di happening, con dimostrazioni di opere raramente viste e nuove commissioni che porteranno gli artisti contemporanei a dialogare con le innovazioni di Calder.