La fotografia per Carla Sozzani, tra arte e moda

6 Agosto 2017


Al pari della sorella Franca, Carla Sozzani ha rappresentato – e, come gallerista e curatrice, rappresenta tuttora – una personalità di spicco del mondo della creatività a livello internazionale: complice la sua lunga carriera all’interno dell’editoria di moda, si è spesso confrontata con i più grandi Maestri dell’obiettivo, promuovendone spesso l’operato.
Non deve soprendere, quindi, se proprio la sua collezione privata è al centro di una grande mostra, in corso al Musée des beaux-arts di Le Locle, in Svizzera, fino al prossimo 15 ottobre.

Tra le 200 stampe che costituiscono la collezione di Carla Sozzani, il curatore Fabrice Hergott – direttore del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris – ha selezionato oltre 70 scatti, che da soli riescono a coprire praticamente l’intero arco temporale della fotografia, dai primi del Novecento ai XXI secolo.
Innumerevoli, poi, sono i grandi nomi che troviamo rappresentati nella mostra – significativamente intitolata Between Art and Fashion, a ricordare il doppio approccio della collezionista alle immagini: dagli avanguardisti Man Ray e László Moholy- Nagy, passando per Richard Avedon e William Klein, per arrivare a Paolo Roversi e Daido Moriyama. Un ruolo di prim’ordine è rivestito inoltre dalle autrici, che figurano numerose nella collezione a cominciare dalle celebri Berenice Abbott e Francesca Woodman.

Come anticipato prima, il rapporto di Carla Sozzani con la fotografia è di lunga data, nonché a doppia valenza: oltre a essere un’appassionata fruitrice di immagini che hanno fatto la storia di questo genere artistico, la collezionista si è trovata a più riprese a lavorare al fianco di grandi Maestri dell’obiettivo, sin dagli anni Settanta, prima come caporedattrice delle edizioni speciali di Vogue Italia e poi alla direzione del magazine italiano ELLE, da lei fondato.
Oltre ad apprezzare la fotografia, insomma, l’attuale galleria di 10 Corso Como ha letteralmente seguito – e contribuito – al processo creativo di molta di essa. La mostra che la città svizzera dedica alla sua collezione diventa così un modo per ripercorrere alcune tappe fondamentali nell’evoluzione dell’estetica del mezzo, vissute attraverso gli occhi di una loro testimone, prima ancora che estimatrice.