La National Gallery di Londra acquisisce un capolavoro tutto italiano

23 Agosto 2017


Si intitola La Fortezza di Königstein il dipinto che, negli ultimi mesi, è stato al centro di una vicenda su cui si è riversata l’attenzione del mondo dell’arte. Realizzata da Bernardo Bellotto nella seconda metà del Settecento, l’opera, originariamente commissionata da Augusto III – sovrano della Polonia ed Elettore di Sassonia – e conservata, probabilmente da secoli, in territorio britannico, ha rischiato di essere esportata, ma uno sforzo congiunto ne ha consentito l’acquisizione da parte della National Gallery di Londra, dove ora è in mostra.

Considerato uno dei capolavori del vedutismo settecentesco, il dipinto di Bellotto non conosce eguali nella pittura europea, complice il talento dell’artista veneziano, nipote di Canaletto, nell’assegnare al soggetto un’atmosfera fortemente evocativa, sebbene il legame con la reale struttura della Fortezza di Königstein, nei pressi di Dresda, sia rimasto intatto.

L’acquisizione, del valore di 11.670.000 sterline, è stata resa possibile da un generoso lascito di Mrs Madeline Swallow, dalle 550mila sterline concesse dall’Art Fund e dai contributi degli American Friends of the National Gallery, del National Gallery Trust, di Howard e Roberta Ahmanson, della Deborah Loeb Brice Foundation, della Manny & Brigitta Davidson Charitable Foundation, di Sackler e di altri supporter. Uno sforzo a più voci che sottolinea l’importante ruolo assunto dal dipinto di Bellotto nell’ambito della raccolta conservata presso il museo inglese, che, sul fronte del vedutismo, vede un predominio degli scorci italiani.

L’opera dell’artista veneziano è il primo, importante esempio di veduta settecentesca ambientata nell’Europa del nord fra quelli conservati presso la National Gallery e la sua presenza crea un vero e proprio punto di contatto fra il nord e il sud dell’Europa nell’ambito della collezione. Il dipinto è ora al centro di uno speciale display che ne celebra l’acquisizione, mentre all’inizio del 2018 affiancherà le opere di altri celebri vedutisti italiani, da Canaletto a Francesco Guardi.