Impressionisti a Londra, negli anni dell’esilio dalla Francia

2 Novembre 2017

Claude Monet, Houses of Parliament, Sunlight Effect, 1903, Brooklyn Museum of Art, New York

Dopo le esperienze di Paul Klee – Making Visible del 2013, Late Turner – Painting Set Free del 2014, Sonia Delaunay del 2015, The World Goes Pop del 2015 e Wifredo Lam nel 2016, si rinnova anche quest’anno la partnership tra Tate e la società assicurativa EY.
A partire dal 2 novembre, le Linbury Galleries, all’interno della Tate Britain, ospitano infatti The EY Exhibition: Impressionists in London, French Artists in Exile (1870-1904), mostra che ricostruisce le vicende degli artisti francesi che cercarono un rifugio sicuro in Gran Bretagna durante la guerra franco-prussiana (1870-1871). Curata da Caroline Corbeau-Parsons, in collaborazione con il Petit Palais e il Paris Musées, la mostra riunisce oltre 100 opere realizzate, tra gli altri, da Monet, Tissot e Pissarro, con l’intento di restituire il clima e gli scenari generati dall’esilio degli artisti francese in terra inglese.

Se da una parte furono in grado di tessere “reti artistiche” e di inserirsi come “elemento di novità” nello scenario locale, dall’altra questi autori subirono in prima persona l’impatto estetico di Londra, finendo per modificare i propri lavori ed evolvere il proprio stile. Il loro modo di osservare la cultura britannica, la sua vita sociale e la quotidianità locale sono al centro delle opere selezionate, dimostrando anche le differenze rispetto alla cosiddetta “cultura del caffè di Parigi”, cui erano abituati.
In particolare, la sezione finale – nonché la più nutrita – di Impressionists in London, French Artists in Exile (1870-1904) è dedicata alle rappresentazioni del Tamigi e della città di Londra. A partire dalla celebre serie di Monet incentrata sull’Houses of Parliament, la mostra prende in esame il tema della rappresentazione dello skyline della città dell’epoca e del suo fiume per mettere in evidenza l’interesse degli artisti francesi nella sua rappresentazione.

Oltre a incidere nella produzione degli impressionisti, attraverso lo sviluppo del loro linguaggio e l’introduzione di nuovi soggetti, la permanenza in Gran Bretagna permise a questi autori di stringere relazioni con figure, come Alphonse Legros e Paul Durand-Ruel, che influirono sulla fortuna del movimento stesso e sull’esistenza dei singoli autori. L’esposizione si sofferma anche queste personalità e sulle relazioni che stabilirono con gli artisti.

La mostra, accompagnata da un catalogo illustrato e da un programma di incontri e di eventi che si terranno alla Tate Britain, anticipa il grande appuntamento già annunciato per il 2018. Il prossimo anno, infatti, dalla collaborazione tra le due istituzioni prenderà forma la monografica Picasso 1932 – Love, Fame, Tragedy.

[Immagine in apertura: Claude Monet, Houses of Parliament, Sunlight Effect, 1903, Brooklyn Museum of Art, New York]