Da Budapest a Roma, torna in Italia la Madonna Esterházy di Raffaello

30 Gennaio 2018


Già esposta alcuni anni fa nella sala Alessi di Palazzo Marino, a Milano, La Madonna Esterházy di Raffaello è di nuovo di scena nel nostro Paese. Per questo capolavoro della pittura rinascimentale, opera di uno dei nomi di punta della scena artistica nazionale – celebrato proprio in questi giorni dalla grande mostra appena inaugurata a Bergamo – si sono infatti aperte le porte delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Palazzo Barberini. Nella storica sede espositiva capitolina, il dipinto proveniente dallo Szépmuvészeti Múzeum di Budapest resterà esposto fino al 9 aprile prossimo.

L’opera, raffigurante la Madonna con il Bambino e San Giovannino, venne realizzata dal Maestro urbinate intorno al 1508, con tempera e olio su tavola. È considerato dagli storici una testimonianza fondamentale della fase a metà tra la fine del periodo fiorentino e l’inizio di quello romano, quando Raffaello iniziò a operare alle dipendenze di Papa Giulio II.
Osservando la Madonna Esterházy, eseguita su una tavola in pioppo di piccole dimensioni, a emergere è l’interesse dell’artista per il linguaggio leonardesco: in particolare la composizione si riconnette a lavori nei quali Leonardo da Vinci aveva affrontato lo stesso tema figurativo, capolavori a lungo studiati dall’autore della Stanza della Segnatura e della Stanza di Eliodoro in Vaticano. A differenza di altri dipinti dell’artista, in questo caso incertezze e dubbi restano attorno alla committenza, circostanza che ha alimentato l’idea che Raffaello avrebbe tenuto per sé La Madonna Esterházy.

L’esposizione romana, oltre a La Madonna Esterházy, è arricchita dalla riproduzione in grande formato del disegno preparatorio e da altre tre opere, provenienti dalle Gallerie Nazionali, analoghe per formato e ambientazione.
L’appuntamento è stato promosso proprio in concomitanza con la mostra Raffaello e l’eco del mito, in corso all’Accademia Carrara di Bergamo, per la quale Palazzo Barberini ha concesso in prestito la Fornarina.