I capolavori di Arturo Martini nella “sua” Treviso

20 Febbraio 2018

Arturo Martini, Pisana, 1928, bronzo (fusione del 1930), cm 35 x 134 x 65. Treviso, Museo Civico "Luigi Bailo" dono di Maria Calzavara e Natale Mazzolà, 1967 © Giuseppe Dall'Arche

Sono quasi 140, le opere di Arturo Martini che definiscono il percorso della mostra intitolata al grande artista del Novecento italiano allestita nel rinnovato Museo Luigi Bailo, a Treviso. Dopo 3 anni di interventi, dovuti alla necessità di consolidare la struttura, parzialmente recuperata da un antico convento del Quattrocento, per il museo veneto si è aperta una nuova fase.
La collezione dedicata ad Arturo Martini viene presentata su due livelli dell’edificio e si snoda tra gessi, terrecotte, sculture in pietra, bronzi, opere grafiche, pitture e ceramiche del Maestro nato a Treviso, nel 1889. Al corpus di opere raccolto negli anni scorsi, grazie alle quali ha progressivamente preso forma una collezione unica al mondo per quantità e qualità, si è aggiunto un ulteriore lavoro: si tratta di Busto d’uomo, acquisito solo pochi mesi fa.

All’interno del Museo Luigi Bailo non mancano i capolavori e le opere di grandi dimensioni eseguite da Martini nel corso della sua carriera, ripercorsa fino al termine della sua parabola artistica: dalla Maternità del 1910 alla Fanciulla piena d’amore; dal Pensieroso del 1927 alla Pisana del 1928, fino al magnifico Adamo ed Eva, datato 1931, commissionatogli dal collezionista Arturo Ottolenghi e realizzato in pietra.
Spazio anche alla produzione in terracotta e alle ceramiche, mentre l’esperienza in Valori Plastici e l’interesse dimostrato verso la fusione di forme classiche e arcaiche con nuove istanze sono tra i temi affrontati nel percorso di visita.

Visitabile fino al 3 giugno prossimo, questa mostra è associata all’esposizione dedicata a Rodin, in apertura il 24 febbraio al  Museo Santa Caterina di Treviso. L’acquisto del biglietto di quest’ultima permetterà infatti di visitare – a prezzo ridotto – le esposizioni dedicate ad Arturo Martini e a Gino Rossi, oltre alle collezioni del Museo Luigi Bailo. Come ha sottolineato Marco Goldin, curatore dell’intero progetto trevigiano, “proporre una visita alle opere di Arturo Martini, accanto alla grande mostra su Rodin, è quanto di più naturale. Rodin ha guardato con estrema attenzione alla scultura italiana, a Donatello, a Michelangelo, a Bernini. Con attenzione non minore, alcuni scultori della prima parte del Novecento italiano, e tra loro Arturo Martini soprattutto negli anni trenta, hanno guardato a Rodin, affascinati della bellezza espressiva del suo lavoro”.

[Immagine in apertura: Arturo Martini, Pisana, 1928, bronzo (fusione del 1930). Treviso, Museo Civico “Luigi Bailo” dono di Maria Calzavara e Natale Mazzolà, 1967 © Giuseppe Dall’Arche]