Ancona accoglie la grande fotografia di Henri Cartier-Bresson

6 Marzo 2018


Qual è stato il modus operandi di Henri Cartier-Bresson? In quale modo la sua ricerca del contatto con gli altri, nei luoghi e nelle situazioni più diverse, ha inciso sull’evoluzione della fotografia, generazione dopo generazione?
Sono queste alcune delle domande alle quali intende fornire un’ipotesi di risposta la seconda mostra del ciclo Fotografia alla Mole, la rassegna anconetana dedicata ai grandi maestri del genere. Dopo la monografica su Steve McCurry, datata 2017, a partire dall’8 marzo sarà la volta di Henri Cartier Bresson. Fotografo.

Promossa dal Comune di Ancona, organizzata da Civita Mostre in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson e Magnum Photos Parigi, la retrospettiva propone un’immersione nell’universo visivo di uno dei più noti e apprezzati fotografi del Novecento.
Il percorso espositivo, curato da Denis Curti  e da Andrea Holzherr per conto dell’agenzia Magnum, si snoda tra 140 scatti e punta a ricostruire anche la stessa biografia di Cartier-Bresson. L’avvicinamento alla macchina fotografica avvenne all’età di 22 anni, con l’acquisto della prima Leica; all’epoca, quello che sarebbe diventa un Maestro di rilievo internazionale era ancora incerto sull’indirizzo da seguire e tentato da molte strade, tra cui la pittura e il cinema.
Per me – affermò – la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per ‘dare un senso’ al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”.
Destinato a entrare nella leggenda e a riscrivere il vocabolario della fotografia moderna con opere ancora oggi di assoluta ispirazione, Cartier-Bresson fondò nel 1947 l’agenzia Magnum Photos: al suo fianco, colleghi altrettanti noti come Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert.

Aperta fino al 17 giugno 2018, la monografica ripropone una selezione di lavori originariamente curata dall’amico ed editore Robert Delpire, scomparso l’anno scorso. Un ulteriore impulso alla sua realizzazione è derivato dalla collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson: istituita nel 2003 dall’artista, con la moglie Martine Franck e le figlia Mélanie, è attiva sul fronte della raccolta delle sue opere e della conoscenza del suo imprescindibile contributo all’arte dell’obiettivo.

[Immagine in apertura: Salerno, Italia 1933 © Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos]