I girasoli “perduti” di Vincent van Gogh

5 Maggio 2018


Simbolo per eccellenza di una creatività geniale e incompresa, Vincent van Gogh è il protagonista dell’episodio della saga Il mistero dei capolavori perduti in onda giovedì 10 maggio su Sky Arte HD. A finire sotto i riflettori sarà un’opera distrutta dalla ferocia della Storia, raffigurante uno dei soggetti preferiti dal pittore olandese, i girasoli.

Nonostante il temperamento ombroso e un successo mai guadagnato durante la propria esistenza, Van Gogh amava raffigurare anche soggetti carichi di vitalità, come i girasoli, appunto. Nell’agosto del 1888, al culmine della sua ispirazione, e in una sola settimana, Van Gogh realizzò quattro straordinari dipinti della serie dedicata a questi fiori, cui l’artista attribuiva numerosi significati simbolici.
Portatori di una sorprendente energia visiva e frutto della fascinazione di Van Gogh verso l’arte giapponese, ma anche verso gli esperimenti dei suoi colleghi dell’avanguardia francese, questi dipinti si sarebbero rivelati di grande importanza per il suo lavoro divenendo, dopo la morte dell’artista, capolavori amati a tutte le latitudini.

Vaso con cinque girasoli, il secondo quadro della serie, finì in Giappone, negli anni Venti del secolo scorso, dopo essere stato acquistato da Koyata Yamamoto, un uomo d’affari di Ashiya, cittadina vicino a Osaka. Yamamoto conservò il dipinto sulla parete del salotto della sua residenza nel quartiere Uchide di Ashiya ma, nel 1945, la città subì ben quattro incursioni aeree da parte dell’esercito americano sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. Durante l’attacco finale, nello stesso giorno in cui la bomba atomica veniva sganciata su Hiroshima, ottantanove persone furono uccise e l’abitazione di Yamamoto fu una delle quasi tremila case rase al suolo. Anche il Vaso con cinque girasoli scomparve tra le ceneri.

Grazie al lavoro degli esperti di Factum Arte, questo capolavoro potrà tornare in vita. Il team di professionisti discuterà dei materiali usati da Van Gogh, scoprendo la sua palette di colori e il modo in cui li mescolava alla cera per aumentarne la consistenza; procedimento che sarà ricreato utilizzando un software digitale ad alta tecnologia.