Le strabilianti installazioni di Jacob Hashimoto alla conquista di New York

24 Agosto 2018

Jacob Hashimoto, The Eclipse, 2017-2018 bamboo, paper, screenprints, and cotton thread dimensions variable Photo: Timothy Schenck

C’è ancora tempo fino al 31 ottobre prossimo per immergersi nell’atmosfera creata dal doppio intervento dell’artista Jacob Hashimoto a Governors Island, l’isola – a cinque minuti di traghetto dalla punta più estrema di Manhattan – riconvertita in luogo pubblico negli anni scorsi dopo aver ospitato un’accademia militare.
L’artista statunitense nei mesi scorsi è stato incaricato di realizzare un’opera sull’isola, ricevendo l’incarico direttamente dal Trust for Governors Island.
Noto anche in Italia per le sue installazioni, articolate e immersive, realizzate impiegando materiali insoliti come aquiloni o maquette di imbarcazioni – è il caso di Gas Giant, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, nel 2013 – per l’occasione Hashimoto ha concepito The Eclipse e Never Comes Tomorrow.

Nel primo caso, misurandosi con le spazialità della storica cappella di San Cornelio, l’artista ha scelto di inserire oltre 15mila delicati aquiloni di bambù di carta di riso. Il risultato è un’opera monumentale, nella quale gli spettatori finiscono per essere avvolti in una sorta di nuvola effimera e continuamente mutevole. Si tratta di un riadattamento di un lavoro precedente, che debuttò in Italia, a Palazzo Flangini in occasione della 57. Biennale d’Arte di Venezia.
Nel percorso di visita è inclusa anche la prima grande installazione di arte pubblica di Jacob Hashimoto a New York City, ovvero la colorata, stravagante e dinamica Never Comes Tomorrow, a sua volta posizionata nei pressi del Liggett Hall Archway. Generando una sorta di contrasto rispetto alla già citata Eclipse, in questo secondo caso l’artista si è lasciato ispirare dai suoi interessi nei confronti di discipline come architettura, storia e cosmologia, combinandoli insieme. Il tipico andamento dell’arco e il suo valore – anche concettuale – lo hanno indirizzato verso la realizzazione di una scultura sinuosa, che sembra evocare una sorta di vortice formato da centinaia di cubi di legno disposti tra due massicci “imbuti di acciaio“.

A sottolineare il valore dell’operazione sono le parole di Meredith Johnson, VP di The Trust for Arts and Culture, che ha posto l’accento sulla peculiare capacità delle opere di Hashimoto di stimolare “esperienze contrastanti e coinvolgenti“, dando vita in questo specifico contesto a una mostra “profondamente radicata nel paesaggio in continua evoluzione dell’isola di New York“.

[Immagine in apertura: Jacob Hashimoto, The Eclipse, 2017-2018. Photo: Timothy Schenck. Fonte: http://jacobhashimoto.com]