Il capolavoro naturalistico di Jakuchū esposto per la prima volta in Europa

15 Settembre 2018

Itō Jakuchū, Fenice bianca dettaglio

Sono trascorsi 160 anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra Francia e Giappone e il programma annuale Japonismes 2018 rende omaggio all’avvenimento con una serie di iniziative, anche a carattere culturale.
Rientra nel progetto Jakuchū – The Colorful Kingdom of Living Beings, la mostra con cui il Petit Palais – Musée des Beaux-arts de la Ville de Paris conduce – per la prima volta in Europa – il capolavoro di uno dei più eccentrici pittori e grafici giapponese del Settecento. L’istituzione parigina infatti, fino al 14 ottobre prossimo, esporrà integralmente la serie denominata Dōshokusai-e [The Colourful Kingdom of Living Beings], dipinta tra il 1757 e il 1766 e composta da 30 rotoli.

Senza gli eccezionali prestiti concessi dalla collezione imperiale giapponese la mostra parigina non sarebbe stata possibile: a conferma dell’ “eccezionalità” di questo appuntamento espositivo, c’è un unico precedente storico. Solo nel 2012, infatti, l’opera è stata infatti mostrata in forma unitaria al di fuori del Giappone, in occasione di una mostra alla National Gallery of Art di Washington. L’estrema fragilità delle serie incide sul periodo di esposizione, circoscritto a un unico mese.

Singolare figura del periodo Edo, ancora poco conosciuto in Europa, Itō Jakuchū visse tra il 1716 e il 1800. Nella prima fase della sua vita si dedicò all’azienda di famiglia, decidendo a 40 anni di lasciarla nelle mani del fratello per dedicarsi alla pittura, sua passione fin dall’infanzia. In questo ambito artistico tracciò un percorso autonomo, senza legarsi ai movimenti artistici prevalenti nella sua epoca.
Iniziò a lavorare a quello che sarebbe divenuto il suo capolavoro quando era già un artista riconosciuto. Nelle pergamene di Dōshokusai-e [The Colourful Kingdom of Living Beings] si possono riconoscere soggetti legati al mondo naturale – animali e piante in primis – restituiti con estrema precisione e con un altro grado di realismo. Osservando i rotoli si possono identicare galli, pesci, pavoni, fenici, anatre, alberi in fiore e altri elementi ancora; tutte presenze in grado di rivelare una stupefacente delicatezza del tratto, una notevole vivacità cromatica, oltre alla maestria tecnica dell’autore nel misurarsi con la pittura su seta.
Per Itō Jakuchū, inoltre, fondamentale era l’osservazione diretta, alla quale destinava lunghe ore prima della realizzazione dei suoi lavori. Passato quindi all’esecuzione, non mancava di inserire elementi legati alla sua immaginazione o carichi di riferimenti di matrice buddista.