La materia, il “lato oscuro” dell’arte

3 Ottobre 2018

Florence Peake You, me, us from Voicings performance, 2016 Ceramica smaltata 6 elementi, dimensioni variabili Z2O Sara Zanin Gallery, Roma Foto: Sebastiano Luciano

Prende il via con Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile il ciclo espositivo con cui, per un intero triennio, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo proporrà un’indagine sul tema della materia.
Al via il 4 ottobre, questa prima mostra è articolata in tre sezioni e in un’ottica di confronto tra le scoperte scientifiche e tecnologiche e le teorie estetiche: l’esposizione attinge alla scena artistica proponendo autori che hanno scelto di analizzare, con modalità eterogenee, l’elemento materiale.
Il percorso di visita riunisce una selezione di opere realizzate tra la fine dell’Ottocento e i giorni nostri e si caratterizza per la costante oscillazione “tra la materialità dell’Informe e la materialità dell’Invisibile“, concependo questi due ambiti come “poli soltanto apparentemente antitetici e in realtà coesistenti e complementari“.

In Informe, la prima sezione, i riflettori sono puntati sull’influenza che alcuni principi scientifici – tra cui quello di indeterminazione di Heisenberg – hanno avuto sugli artisti, sia a livello di percezione del mondo, che come fattori in grado di incidere sul loro linguaggio. I lavori esposti comprendono le Nature di materia incisa di Lucio Fontana, le superfici grumose intessute di fenditure e lacerazioni di Antoni Tàpies, la densità bituminosa delle Combustioni e dei Cretti di Alberto Burri, i Big Clay “senza forma” di Urs Fischer, le statue “colanti” di Cameron Jamie, le eteree astrazioni screpolate di Ryan Sullivan.

La natura umana diviene il filo conduttore della successiva sezione – denominata Uomo – Materia -, che ricorre a una pluralità di autori, talvolta anche distanti per generazione e stile, unificati dalla ricorrenza dell’elemento antropomorfo.
Sono così affiancate le “sintesi plastiche” di Auguste Rodin e Medardo Rosso, le figure “intrappolate” di Alberto Giacometti, le teste monolitiche dello scultore svizzero Hans Josephsohn, ma anche opere di Enrico Baj, Jean Dubuffet, Karel Appel e Asger Jorn, storici membri del gruppo Co.Br.A., fino ad arrivare a lavori legati alla scena contemporanea con William Tucker.

A chiudere il percorso è Invisibile, la sezione in cui si compie il definitivo abbandono dell’ “identità fisica” della materia: dopo essere stata incisa, spatolata, graffiata, bruciata, colata, oltrepassa i confini della percezione visiva, dando vita a un dialogo con la dimensione atomistica e subatomica.
Le opere scelte, realizzate tra gli altri da Tancredi Parmeggiani, Enrico Baj, Sergio Dangelo, Joe Colombo, attestano l’urgenza di interrogarsi sulle implicazioni filosofiche, percettive e conoscitive delle rivoluzionarie scoperte scientifiche della nostra epoca e si misurano con eventi di portata globale come lo scoppio della bomba atomica.

Ideato da Lorenzo Giusti e sviluppato insieme a Sara Fumagalli – con la consulenza scientifica del fisico Diederik Sybolt Wiersma e la partecipazione di BergamoScienza  questo nuovo ciclo espositivo della GAMeC si caratterizza anche per il robusto calendario di eventi collaterali, che include attività per diversi pubblici, e per le iniziative curate dalla Fondazione Meru – Medolago Ruggeri per la ricerca biomedica.

[Immagine in apertura: Florence Peake, You, me, us from Voicings performance, 2016, Z2O Sara Zanin Gallery, Roma. Foto: Sebastiano Luciano]