Andy Warhol conquista il Whitney Museum of American Art

14 Novembre 2018

Andy Warhol (1928 – 1987), E thel Scull 36 Times, 1963. Silkscreen ink and acrylic on linen, thirty-six panels: 80 × 144 in. (203.2 × 365.8 cm) overall. Whitn ey Museum of American Art, New York; jointly owned by the Whitney Museum of American Art and The Metrop olitan Museum of Art; gift of Ethel Redner Sc ull 86.61a ‒ jj © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Artists Rights Society (ARS) New York

Sono trascorsi quasi tre decenni dal 1989, anno in cui gli Stati Uniti celebrarono l’arte e il genio innovatore di Andy Warhol – scomparso nel 1987 – con una retrospettiva. A interrompere questa lunga assenza è il Whitney Museum of American Art di New York, sede – fino al 31 marzo prossimo – dell’attesa monografica Andy Warhol: From A to B and Back Again.
Impresa non facile provare a riavvolgere il nastro della storia personale e professionale di uno degli artisti americani più influente e rilevante di sempre, oltre che immediatamente riconoscibile. Eppure la mostra organizzata da Donna De Salvo – Deputy Director for International Initiatives e Senior Curator – con Christie Mitchell e Mark Loiacono intende raggiungere proprio questo obiettivo, dando vita a una narrazione che esamina la carriera di Warhol “come un continuum”, sempre all’insegna della sperimentazione.

Riunendo insieme oltre 350 opere d’arte, molte esposte per la prima volta, i visitatori avranno l’occasione di scoprire la più grande mostra monografica allestita nella nuova sede del museo statunitense.
Il percorso espositivo, articolato secondo 19 sezioni tematiche, punta a illustrare l’estensione della produzione dell’artista, mettendo anche in evidenza le interconnessioni con altre discipline e gli autori coevi.

Dagli inizi come illustratore commerciale negli anni Cinquanta agli iconici capolavori Pop dei primi anni Sessanta, al lavoro sperimentale nel cinema così come in generale con altri media e altre tecniche, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta; dall’innovativo uso dell’astrazione, con i suoi readymade, fino ai dipinti degli anni Ottanta, è l’intero immaginario di Warhol a finire sotto la lente di ingrandimento.
La mostra, attraverso una così significativa e robusta selezione di opere, consente di cogliere anche gli aspetti che rendono il padre della Pop Art un anticipatore di effetti e tematiche legate all’era digitale: è il caso delle sue ripetizioni, delle distorsioni, del gusto per il camuffamento, dell’esaltazione cromatica, solo per citare alcuni esempi. Proponendo anche gli esiti di ricerche e analisi condotte su una vasta gamma di nuovi materiali, Andy Warhol: From A to B and Back Again rivela nuovi filoni di indagine, introducendo al grande pubblico aspetti fin qui trascurati o poco analizzati di questo autore.

Ad accompagnare il progetto espositivo è un’ambiziosa pubblicazione: si tratta del primo libro che esamina l’opera di Warhol nella sua interezza e che include proprio gli esiti della più recente campagna di documentazione condotta sull’opera di Warhol, nella quale sono inclusi saggi incisivi e illuminanti di eminenti studiosi e artisti contemporanei relativi, tra gli altri temi, alla “risposta “di Warhol all’epidemia di AIDS, alla sua influenza internazionale, al modo in cui il suo lavoro si relaziona con la scena contemporanea, contrassegnata dall’ascesa inarrestabile dei social media e della riproduzione della propria immagine.

[Immagine in apertura: Andy Warhol (1928 – 1987), E thel Scull 36 Times, 1963. Whitney Museum of American Art, New York; jointly owned by the Whitney Museum of American Art and The Metrop olitan Museum of Art; gift of Ethel Redner Sc ull 86.61a ‒ jj © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, Inc. / Artists Rights Society (ARS) New York]