KnitCandela, il padiglione “tessuto” di Zaha Hadid Architects

6 Novembre 2018

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Sviluppata dall’ETH Zurich, la tecnica di lavorazione a maglia 3D è stata recentemente impiegata nella realizzazione di KnitCandela, una struttura presentata nei giorni scorsi a Città del Messico in occasione della prima mostra in America Latina dello studio Zaha Hadid Architects.
Il padiglione, dalla forma sinuosa e avvolgente che intende evocare i tradizionali abiti del Messico, è un omaggio all’architetto spagnolo, naturalizzato messicano, Félix Candela, scomparso nel 1997. Celebri sono i suoi studi sul cemento armato, un materiale da lui impiegato in coperture leggere, anche di dimensioni generose.
La particolarità di questo intervento, per la cui realizzazione sono state necessarie circa cinque settimane di lavoro, va rintracciata proprio nell’impiego della particolare tecnologia di “tessitura” delle strutture. Fin qui, infatti, era stata utilizzata solo nella produzione di oggetti di dimensioni ridotte.

Visitabile fino al 3 marzo 2019, al Museo Universitario Arte Contemporanea (MUAC) di Città del Messico, come parte della mostra Zaha Hadid Architects: Designed as Second Nature, KnitCandela intende sottolineare le nuove possibilità legate alle applicazioni del design digitale nel settore delle costruzioni, estendendo il campo della stampa 3D “canonica”.
Si tratta di un ambito di ricerca nel quale lo studio fondato da Zaha Hadid si è da sempre distinto, determinato a spingere i confini della forma oltre le dimensioni più rassicuranti, senza scendere a compromessi rispetto al proprio stile e linguaggio.

Insieme a questa singolare e complessa opera, la mostra include modelli, materiali audiovisivi, dipinti e fotografie e racconta il modo di progettare di uno studio ormai attivo su scala globale. Il percorso espositivo, inoltre, include alcuni dei primi dipinti di Hadid, come Malevich’s Tektonik (1976-1977), che offrono un’importante attestazione dell’influenza del costruttivismo e del suprematismo russo nella formazione della progettista scomparsa nel 2016.

[Immagine in apertura: via Dezeen]