Gianni Berengo Gardin, dall’Italia a Parigi

6 Novembre 2018

Gianni Berengo Gardin, Alberobello, festa patronale dei SS. Medici Cosma e Damiano, 1993

Si intitola Fêtes la mostra che l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi dedica alla fotografia di Gianni Berengo Gardin nell’ambito del festival PhotoSaintGermain. Dal 7 novembre al 6 dicembre, infatti, la sede parigina accoglierà sessanta scatti in bianco e nero datati fra il 1957 e il 2009 e accomunati dalle tradizioni che animano la cultura popolare italiana.

Curata da Giulia Cogoli e realizzata per il festival Pistoia ‒ Dialoghi sull’uomo, la rassegna offre un suggestivo colpo d’occhio su un’Italia “in festa”, al confine di riti antichi e nuovi che animano la storia culturale nostrana. Come dichiara la curatrice: “Un piccolo e meraviglioso atlante fotografico delle feste popolari in Italia, che racconta di costumi e tradizioni antiche e meticce di tutte le regioni d’Italia, con uno sguardo dal taglio etnografico, ma allo stesso tempo di intenerita curiosità”.

Classe 1930, Gianni Berengo Gardin è uno degli indiscussi capisaldi della fotografia di reportage internazionale, con un occhio di riguardo per l’architettura e l’ambiente urbano. Ne sono testimonianza la sua lunga collaborazione con il Touring Club Italiano e con l’Istituto Geografico De Agostini, nonché gli iconici scatti, celebrati in tutto il mondo per l’incredibile impatto visivo di cui sono forieri.

Emblematico il commento del fotografo: “Sono stato attratto dalle diverse manifestazioni della cultura popolare fino dai miei esordi, il mio lavoro mi ha portato a viaggiare per tutta l’Italia e sono venuto così in contatto con il ricchissimo patrimonio di tradizioni, riti e costumi che caratterizza il nostro paese. Per me fotografare è stato anche un modo per essere partecipe di questi momenti straordinari, densi di significato. Credo che queste fotografie abbiano oggi un valore di testimonianza, documentano mondi in alcuni casi ormai scomparsi, in altri contaminati da altre forme di partecipazione che li hanno mutati per sempre”.