L’acqua “a regola d’arte” di Galileo Chini

14 Dicembre 2018

Galileo Chini, Cache pot con pesci, 1919-25 © Museo internazionale delle ceramiche di Faenza.jpg

Si intitola Orizzonti d’acqua tra Pittura e Arti Decorative. Galileo Chini e altri protagonisti del primo Novecento la rassegna allestita, fino al 28 aprile 2019, negli ambienti del PALP – Palazzo Pretorio di Pontedera, con la curatela di Filippo Bacci di Capaci e Maurizia Bonatti Bacchini. Un viaggio nell’universo artistico di Galileo Chini, esponente del Modernismo internazionale, e dei colleghi che vissero insieme a lui gli snodi dell’epoca al confine tra l’Ottocento e il secolo scorso, dal Simbolismo al Liberty, dalla Secessione viennese all’Orientalismo.

In particolare, lo sguardo si concentra sul tema dell’acqua, elemento ricorrente nella poetica di Chini, il quale seppe declinarlo nel linguaggio della pittura, della decorazione e della ceramica, a riprova della sua multiforme creatività.

Suddivisa in quattro sezioni ‒ Simbolismo e Divisionismo, L’acqua come soggetto della produzione decorativa, L’Orientalismo, La fase Secessionistica e klimtiana ‒ la mostra riunisce dipinti, bozzetti e manufatti ceramici realizzati da Galileo Chini, accostandoli ai lavori di altri protagonisti del Novecento italiano, legati a lui da amicizia o affinità culturale. Ne sono un esempio le opere di Plinio Nomellini, Giorgio Kienerk, Duilio Cambellotti, Lorenzo Viani e Vittorio Zecchin.
Non manca un importante ritrovamento: La Danaide, il gesso di Auguste Rodin che fu oggetto di scambio tra lo scultore e Chini durante un loro incontro, avvenuto probabilmente a Venezia nel 1901.

[Immagine in apertura: Galileo Chini, Cache pot con pesci, 1919-25 © Museo internazionale delle ceramiche di Faenza]