A Vienna, tutte le protagoniste dell’Art Brut

14 Febbraio 2019

Julia Krause-Harder, Nanotyrannus, 2013, verschiedene Materialien, courtesy Atelier Goldstein, Foto © Uwe Dettmar

È Flying High il titolo dell’esposizione che, dal 15 febbraio al 23 giugno, prenderà forma negli ambienti del Kunstforum Wien. Si tratta della prima mostra interamente dedicata alle donne che hanno preso parte al fenomeno dell’Art Brut, dal 1860 ai giorni nostri. Una esposizione che “vola” davvero alto, con 316 opere e 93 artiste provenienti da 21 Paesi a tratteggiare un filone creativo complesso.

Fu Jean Dubuffet a coniare la definizione di Art Brut per indicare una produzione “dal basso”, non inserita nel circuito dell’arte ufficiale e mainstream, ma legata a personalità “outsider”, spesso assimilate al mondo dei disturbi mentali e dunque facili vittime di pregiudizi e diffidenza. La mostra viennese non guarda solo alle artiste ricoverate in ospedali psichiatrici, ma anche a quelle con interessi nell’ambito medianista e spirituale.

La rassegna austriaca prende le mosse dalla collezione di opere raccolte dagli psichiatri Walter Morgenthaler e Hans Prinzhorn nelle strutture in cui erano impiegati durante i primi decenni del secolo scorso, per poi proseguire con alcuni capolavori riuniti da Dubuffet tra il 1945 e il 1976. Senza dimenticare le opere custodite dalla Aracine Collection, che conclude la ricognizione sulle più importanti raccolte internazionali votate all’Art Brut.

Ciò che emerge è il desiderio di restituire visibilità a una tendenza artistica considerata troppo a lungo marginale, eppure foriera di un sentire creativo non imbrigliabile in semplici etichette. Inoltre, abbattendo qualsiasi pregiudizio di genere, la mostra celebra l’idea di parità, riportando al centro della scena il contributo femminile al dibattito artistico.

[Immagine in apertura: Julia Krause-Harder, Nanotyrannus, 2013, courtesy Atelier Goldstein via kunstforumwien.at, foto © Uwe Dettmar]