Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, fratelli e artisti, assieme a Parma

15 Marzo 2019

Giorgio de Chirico, Cavalli in riva al mare (Les deux chevaux), 1926

Sono due delle personalità chiave del secolo scorso; artisti e fratelli che, con poetiche affini eppure indipendenti, hanno saputo “dare corpo” alla Metafisica. A loro la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo intitola De Chirico e Savinio. Una mitologia moderna, la mostra allestita dal 16 marzo al 30 giugno con l’obiettivo di ripercorrerne le carriere, sulla scorta di somiglianze e differenze.

Più di 130 opere, fra dipinti e lavori grafici, danno vita a un itinerario espositivo che prende le mosse dall’avventura metafisica, per poi analizzare il moderno ripensamento della mitologia classica messo in campo dai due fratelli e giungere alla densa produzione per il teatro, esemplificata da bozzetti, figurini e costumi realizzati per il Teatro alla Scala di Milano.

Alberto Savinio, Tombeau d’un roi maure, 1929, olio su tela

Considerato da Breton “indissociabile nello spirito”, il lavoro di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio assunse contorni autonomi, a tratti anche molto distanti. Pur attingendo dal medesimo retroterra concettuale, incardinato sui temi del viaggio, del mistero del distacco, sugli interrogativi in merito alla condizione umana e sul richiamo al mito, la poetica dei due fratelli si arricchì infatti di sfumature differenti.

Se l’estetica di de Chirico fu sempre dominata da un certo rigore e da atmosfere enigmatiche, vicine al richiamo dell’antico e dunque in linea con i dettami metafisici, quella di Alberto Savinio lasciò spazio a un certo grado di ironia, ben testimoniato da cromie vivaci e da una visionarietà votata al fantastico che non lo abbandonò mai.

[Immagine in apertura: Giorgio de Chirico, Cavalli in riva al mare (Les deux chevaux), 1926. Immagine nell’articolo: Alberto Savinio, Tombeau d’un roi maure, 1929, olio su tela]