Ricordando Anna Frank, con un nuovo documentario

12 Giugno 2019

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Il 12 giugno del 1929, esattamente 90 anni fa, a Francoforte nasceva la seconda figlia del dirigente tedesco Otto Heinrich Frank. Annelies Marie Frank passerà alla storia come una delle scrittrici più influenti del secondo Novecento, pur non avendo mai pubblicato nulla in vita sua. Pur avendo vissuto, purtroppo, una vita tragicamente breve.
Conosciuta in Italia come Anna Frank, l’autrice del famoso diario – scritto tra il 1942 e il 1944, ovvero negli anni in cui lei e la famiglia dovettero nascondersi in un alloggio clandestino ad Amsterdam, per sfuggire alla pulizia etnica condotta dal regime nazista anche in Olanda, ai danni della popolazione ebraica di cui i Frank facevano parte – è ricordata ancora una volta nel documentario annunciato proprio oggi, nell’anniversario della sua nascita, e intitolato #AnneFrank. Vite parallele.

L’attrice Premio Oscar – per The Queen – Helen Mirren guiderà lo spettatore all’interno del documentario, scritto e diretto da Sabina Fedeli e Anna Migotto, con la colonna sonora di Lele Marchitelli, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con l’Anne Frank Fonds di Basilea, Sky Arte, il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, in uscita nei cinema italiani solo l’11, 12 e 13 novembre.
Puntuale e assolutamente condivisibile il commento della Mirren a proposito del film e della sua partecipazione: “Questa è una storia che non dobbiamo mai dimenticare. Stiamo iniziando a perdere la generazione dei testimoni di quanto è successo in Europa in quei terribili giorni. Per questo è più importante che mai mantenere viva la memoria guardando al futuro. Con le guerre in Siria, Libia, Iraq, con l’immigrazione che sta interessando tutta l’Europa, è così facile puntare il dito su popoli, culture, persone diverse”. La testimonianza unica di Anna Frank diventa allora non soltanto veicolo di un passato storico che va ricordato, per quanto doloroso – e vergognoso – sia, ma soprattutto strumento per scongiurare che odio e razzismo possano nuovamente prendere il sopravvento.

È attraverso le pagine del diario, infatti, che la breve vita di Anna Frank viene raccontata nel documentario. Alla sua storia si intrecciano le testimonianze di altre cinque persone che hanno vissuto in prima persona la tragedia dell’Olocausto: bambine e adolescenti anche loro, con la stessa voglia di vivere e un identico coraggio, che fortunatamente sono riuscite a sopravvivere alla persecuzione, laddove Anna Frank è invece morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nei primi mesi del 1945, beffardamente poco prima della liberazione del campo avvenuta in aprile.

Cosa ne sarebbe stato, della vita, dei desideri, delle speranze e delle prospettive di cui Anna Frank scriveva nel diario, se fosse riuscita a superare l’Olocausto? Come vedrebbe il mondo di oggi, con il suo crescente antisemitismo e la nascita di nuove forme di razzismo?
Se è vero che Anna Frank è il simbolo e la voce di tutta una generazione di perseguitati, allora forse nelle esperienze e nelle testimonianze delle cinque sopravvissute – Arianna Szörenyi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Helga Weiss e le sorelle Andra e Tatiana Bucci – potremo trovare alcune delle risposte.

Mentre Helen Mirren rilegge il diario di Anna, faremo il nostro ingresso nella camera del rifugio segreto di Amsterdam, in cui la famiglia Frank resta nascosta per oltre due anni: il set del documentario è la ricostruzione fedele di quell’ambiente, a cura degli scenografi del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa fondato da Giorgio Strehler.
L’interprete Martina Gatti viaggerà invece attraverso l’Europa alla volta delle tappe che hanno contrassegnato la vita di Anna: una giovane dei nostri tempi, con il suo linguaggio fatto di foto e post, decide di conoscere la storia dell’adolescente ebrea diventata simbolo della più grande tragedia della storia contemporanea. Dal campo di Bergen-Belsen dove Anna e sua sorella Margot perdono la vita, fino al Memoriale della Shoah di Parigi, Martina rappresenterà una delle migliaia di teenager che ancora oggi, rileggendo il diario di Anna indirizzato all’immaginaria Kitty, finiscono per diventare una delle sue amiche immaginarie.

Altre donne si racconteranno nel corso del documentario, come già accennato. Le storie parallele a cui si allude nel titolo sono quelle di Arianna, Sarah, Helga, Andra e Tatiana, che danno voce al silenzio del diario di Anne dopo l’arresto nel 4 agosto 1944, giorno in cui i nazisti scoprono – e deportano – i rifugiati nel nascondiglio di Amsterdam.
Come sono sopravvissute queste bambine, queste ragazzine agli orrori dei campi di concentramento? Con una forza, un senso di sfida, persino un’ironia fuori dal comune: ne è un esempio il “gioco” organizzato da Sarah con le sue coetanee, una gara tra pulci all’interno del campo in cui non si vinceva niente, se non la possibilità di sopportare e vivere ancora un altro giorno.

Nel documentario non mancano altre testimonianze autorevoli: il rabbino Michael Berenbaum, storico e docente di studi giudaici in diverse università americane; lo storico della Shoah Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma; l’etnopsicologa francese Nathalie Zajde; le testimoni Doris Grozdanovicova e Fanny Auchbaum; la violinista di fama internazionale Francesca Dego; Yves Kugelmann, giornalista e membro dell’Anne Frank Fonds, Basel; Ronald Leopold – direttore dell’Anne Frank House; Alain Granat, direttore del magazine online Jewpopo; il fotografo Simon Daval.