L’eterna bellezza della scultura di Canova

13 Ottobre 2019


Quello tra Roma e Antonio Canova fu un rapporto d’elezione. Originario di Possagno (Treviso), fra Settecento e Ottocento l’artista, tra i massimi interpreti della corrente neoclassica, trovò nella Capitale, dove era giunto nel 1779, un’imprescindibile fonte di ispirazione. Oggi il suo legame con la città è celebrato da un ambizioso progetto espositivo.

Allestita al Museo di Roma ‒ Palazzo Braschi, Canova. Eterna bellezza analizza quella speciale relazione, indagandola attraverso molteplici punti di vista. Curata da Giuseppe Pavanello e resa possibile grazie alla collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca e con la Gypsotheca e il Museo Antonio Canova di Possagno, la mostra affianca le opere dell’artista veneto e quelle di autori coevi.

Nel complesso, il percorso espositivo si snoda fra oltre 170 opere, presentate in tredici sezioni, attraverso le quali i visitatori hanno la possibilità di riassaporare le atmosfere romane di fine Settecento, evocate dall’adozione di specifiche scelte illuminotecniche. A essere ricreata, in particolare, è la luce del lume di torcia, usata da Canova per svelare le proprio opere a quanti lo raggiungevano nel suo laboratorio, in via delle Colonnette.

Visitabile fino al 15 marzo 2020, Canova. Eterna bellezza conta su importanti prestiti concessi da numerose istituzioni internazionali come l’Ermitage di San Pietroburgo, i Musei Vaticani, la Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, il Museo Civico di Bassano del Grappa, i Musei Capitolini, il Museo Correr di Venezia, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e altre ancora. Uno sforzo corale, insomma, finalizzato a dare vita a un’emozionante ricognizione sull’opera di Canova e dei suoi contemporanei.

[Immagine in apertura: Antonio Canova, Danzatrice con le mani sui fianchi (1806-1812; marmo, 179 x 76 x 67 cm; San Pietroburgo, The State Hermitage). Photograph © The State Hermitage Museum, 2019.  Photo Alexander Lavrentyev, dettaglio]