Presto all’asta una performance digitale di Marina Abramović

25 Novembre 2019

Marina Abramović alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia, photo Irene Fanizza

La notizia sta circolando in questi giorni, creando non poco interesse tra gli addetti ai lavori: la casa d’aste Christie’s ha ufficializzato che batterà all’asta The Life ‒ l’opera in mixed reality di Marina Abramović. Succederà il prossimo ottobre quando, durante la Frieze Week 2020, e in occasione della personale dell’artista alla Royal Academy di Londra, il lavoro verrà proposto ai potenziali acquirenti.

A suscitare curiosità intorno alla notizia è la natura stessa dell’opera. Realizzato dalla Abramović come parte della personale alle Serpentine Gallery andata in scena lo scorso febbraio, The Life consiste infatti in una performance puramente virtuale, ovvero visibile solo indossando speciali visori in grado di “trasportare” l’osservatore in una dimensione a cavallo tra realtà e simulazione. Con una durata di 19 minuti, la performance vede l’artista – vestita di rosso – attraversare uno spazio circolare di circa 5 metri, interagendo (ma solo in versione digitale) con le persone e con lo stesso spettatore.

IL COSTO DELL’OPERA

Realizzata grazie alle sofisticate tecnologie dello studio Tin Drum, l’opera è, a oggi, il primo lavoro in mixed reality a essere venduto all’asta – un titolo che dovrebbe far schizzare le offerte, nonostante il prezzo di partenza non sia ancora stato definito. Il costo di vendita potrebbe aggirarsi, a ogni modo, attorno ai 700mila dollari (un prezzo comunque di gran lunga ridotto rispetto ai costi di fabbricazione dell’opera, di circa 1.3 milioni di dollari).

Nel frattempo, per promuovere l’iniziativa, inizierà una tournée internazionale con l’obiettivo di far conoscere il progetto e puntare i riflettori sulla vendita. Tra le tappe, l’ultima sarà proprio alla Royal Academy londinese, con una mostra che si preannuncia epica, tra nuovi lavori e pezzi storici dell’artista serba.

[Immagine in apertura: Venezia 75, Marina Abramović, photo Irene Fanizza, via Artribune]