A Roma va in scena Jim Dine, icona dell’arte americana

16 Febbraio 2020

Jim Dine, Nancy and I at Ithaca (Straw Heart), 1966-1969, lamiera d’acciaio e paglia, 157,5 x 182 x 35,5 cm. Parigi, Centre Pompidou, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Dono/Gift Jim Dine 2017 © Audrey Laurans - Centre Pompidou, MNAM-CCI /Dist. RMN-GP © Adagp, Paris

Non è impresa semplice imbrigliare l’arte di Jim Dine in una definizione univoca, complice il talento trasversale che lo accompagna da sempre. Curata da Daniela Lancioni, la mostra allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 2 giugno rende conto della poliedrica maestria di Jim Dine nel declinare la materia in opere dal forte impatto visivo.

Realizzati fra il 1959 e il 2018, gli oltre ottanta lavori esposti provengono da collezioni pubbliche e private, europee e americane, e restituiscono l’influenza esercitata dall’artista tanto sui colleghi dell’epoca quanto sulle generazioni a venire.

LE OPERE DI JIM DINE

Caratterizzata da un approccio libero e indipendente, la poetica di Dine trova nella realtà, e nelle sue peculiarità più concrete, un forte punto di ancoraggio. Basti pensare ai dipinti su tela e agli acquarelli degli esordi ma anche agli happening, evocati in mostra attraverso una serie di documenti fotografici.

Meritano una speciale menzione cinque degli otto interventi pittorici presentati alla Biennale di Venezia del 1964 e i celeberrimi Cuori, alcuni dei quali firmati dall’artista all’inizio degli anni Settanta. Un posto di riguardo spetta anche alla Black Venus del 1991, la scultura ispirata alla Venere di Milo, a riprova dell’interesse di Dine nei confronti dell’arte del passato.

[Immagine in apertura: Jim Dine, Nancy and I at Ithaca (Straw Heart), 1966-1969, lamiera d’acciaio e paglia, 157,5 x 182 x 35,5 cm. Parigi, Centre Pompidou, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Dono/Gift Jim Dine 2017 © Audrey Laurans – Centre Pompidou, MNAM-CCI /Dist. RMN-GP © Adagp, Paris]