Lo studio di una serie di reperti riportati alla luce nella necropoli di Saqqara, in Egitto, sta consentendo di arricchire le conoscenze sulle pratiche di imbalsamazione presso gli antichi egizi.

A qualche settimana di distanza dalla notizia della riapertura, dopo quattordici anni di lavori, della Piramide di Djoser, l'attenzione torna a concentrarsi sulla necropoli di Saqqara, situata a circa 30 chilometri a sud della moderna capitale dell'Egitto. L'importanza di questa "tentacolare città dei morti" è nota presso gli specialisti del settore e gli appassionati di egittologia; i recenti dati diffusi dall'Università di Tubinga, che opera in quest'area insieme alle autorità del Paese, continuano a confermarne il rilievo storico.Nel luglio 2018, gli archeologi dell'ateneo tedesco hanno iniziato a riportare alla luce un complesso di camere che è stato progressivamente identificato con un laboratorio di mummificazione risalente alla 26esima dinastia (664-525 a.C.). All'epoca la notizia rimbalzò sui media internazionali come la "prima camera funeraria ben conservata arrivata fino a noi dall'antico Egitto", completa di varie dotazioni per la corretta mummificazione dei cadaveri. Oltre agli "strumenti del mestiere", per così dire, vennero riportati alla luce anche quattro sarcofagi e una rara maschera d'argento.UNA MASCHERA PREZIOSADai dati resi noti dopo le dettagliate analisi condotte in questi mesi sui reperti sono emerse alcune sorprese. Forse la più eclatante riguarda la maschera d'argento che, al momento della scoperta, copriva il volto della mummia di una sacerdotessa. Secondo la nota ufficiale dell'università tedesca, al momento esisterebbero solo tre oggetti analoghi al mondo: l'ultimo esemplare fu rinvenuto, proprio in Egitto, nel 1939.La fluorescenza a raggi X ha rivelato che il materiale per la realizzazione della maschera era estremamente prezioso: argento puro al 99,07%. La salma ha fornito agli studiosi dati di non secondario rilievo in merito al processo di mummificazione: infatti, accanto al cadavere erano presenti ulteriori vasi, oltre a quelli tradizionali; rilevate anche tracce di vari materiali, tra cui bitume, resina di pistacchio, cera d'api e grasso animale. Tutti elementi che gli specialisti qualificano come estremamente utili per fornire una visione più completa delle pratiche dell'imbalsamazione, così distintiva di questo affascinante popolo.[Immagine in apertura: Die mit Gold überzogene Silbermaske weist nach Untersuchungen einen Reinheitsgehalt des Silbers von mehr als 99 Prozent auf. Foto: Saqqara Saite Tombs Project, Ramadan Hussein]
PUBBLICITÀ