Gli oltre 400 fogli, tra xilografie, incisioni a bulino, acqueforti, puntesecche, e i numerosi libri d’artista in mostra al m.a.x. museo di Chiasso attestano il talento di Alberto Giacometti nelle varie tecniche grafiche. Non solo scultore e pittore, l'artista svizzero fu autore di un'ampia produzione grafica che non può essere considerata marginale.

La definizione di "mostra senza precedenti" non sembra inappropriata per l'esposizione che il m.a.x. museo di Chiasso, in Svizzera, dedica ad Alberto Giacometti. A 54 anni dalla scomparsa, l'intero corpus grafico dell'artista svizzero viene presentato, per la prima volta, in un unico progetto espositivo; curato da Jean Soldini e Nicoletta Ossanna Cavadini, è stato scelto come appuntamento di apertura della nuova stagione dell'istituzione elvetica.Ampiamente noto per la sua produzione come scultore e pittore, Giacometti rivolse il proprio interesse anche verso le tecniche grafiche, dimostrando una spiccata attitudine alla sperimentazione su vari fronti: dalla xilografia all’incisione a bulino, dall’acquaforte alla puntasecca. Visitabile fino al 10 gennaio 2021, la mostra intende documentare questi itinerari della sua ricerca artistica, dimostrandone tutta la carica espressiva. Per Nicoletta Ossanna Cavadini, lungi dall'essere marginale, l'opera grafica "riesce a rivelare meglio il pensiero giacomettiano in cui dal segno emerge un senso di angoscia, di affanno, di incertezza, e nei ritratti l’incapacità di ritrovare la forza dello sguardo e il suo valore emozionale, o ancora il foglio come metafora del concetto di spazio e tempo in cui l’uomo cerca la sua dimensione dell’essere".TUTTA LA GRAFICA DI GIACOMETTI IN MOSTRAForte di prestiti concessi da istituzioni internazionali e da collezionisti privati, il percorso di visita è scandito da oltre 400 fogli, tra xilografie, incisioni a bulino, acqueforti, puntesecche, e da numerosi libri d’artista. A rendere ancora più affascinante l'evocazione della dimensione creativa e privata di Giacometti è la presenza di alcune fotografie realizzate da Ernst Scheidegger, l'amico dell'artista che, a partire dal 1943, ne documentò l'attività con immagini e filmati.Parallelamente, attraverso le quattro sezioni espositive, ciascuna identificata da un dipinto, un disegno o una scultura di particolare rilievo, la mostra consente di ricostruire la parabola artistica di Giacometti, fin dall'adolescenza. Risalgono infatti a quella fase le prime esperienze di tecnica grafica, portate avanti seguendo i consigli del padre Giovanni, esperto xilografo. L'itinerario si intreccia quindi con il trasferimento a Parigi, con l'avvicinamento al Surrealismo — e con il successivo allontanamento —, fino al progressivo affermarsi dell'interesse verso la figura umana. "Di qualsiasi cosa si tratti, di scultura o di pittura, è solo il disegno che conta", affermava l'artista. E la mostra intende sottolinearlo con una generosa selezione di lavori.[Immagine in apertura: Ernst Scheidegger, Busto di Diego nell’atelier parigino di Alberto Giacometti, 1951. Stampa fotografica su carta, ristampa 30,8 x 29,6 cm. Photograph by Ernst Scheidegger © 2020 Stiftung Ernst Scheidegger- Archiv, Zürich]
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