Il suo stile pittorico, emblema del nuovo, travolgente approccio alla figura umana di matrice avanguardista, ha contribuito a rivoluzionare i dettami artistici di inizio Novecento, facendo di lui un simbolo della storia creativa del secolo scorso. Stiamo parlando di Amedeo Modigliani, di cui ricorre quest'anno il centenario della morte.Per celebrare l'evento, i cinema italiani accoglieranno, soltanto nelle giornate del 12, 13 e 14 ottobre, il docu-film Maledetto Modigliani, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, diretto da Valeria Parisi, scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi e presentato nell'ambito della rassegna La Grande Arte al Cinema.La pellicola evoca la storia personale e la carriera dell'artista "maudit", approdato a Parigi nel 1906, a 21 anni, dopo essere fuggito da una Livorno che gli stava troppo stretta e dopo aver fatto tappa a Firenze e Venezia.LA STORIA DI AMEDEO MODIGLIANIFu proprio nella capitale francese che Dedo o Modì, come fu soprannominato, conquistò la nomea di tombeur de femmes, alcolista e artista maledetto. Le sue vicende nel docu-film sono narrate dal punto di vista di Jeanne Hébuterne, l’ultima giovane compagna di Modigliani, che si suicidò due giorni dopo la morte dell’amato, avvenuta all’Hôpital de la Charité di Parigi il 24 gennaio 1920. Strade, caffè e scorci di Parigi fanno da sfondo a un racconto nel quale trova spazio anche la compagine di artisti con cui Modì entro in contatto durante gli anni trascorsi nella Ville Lumière: da Soutine a Picasso, ma anche Paul Alexandre, il medico mecenate, Paul Guillaume, il dandy parvenu soggetto di numerosi ritratti, e Léopold Zborowski, l’ultimo mercante dell’artista.Lo stile di Modigliani, osannato da pubblico e critica solo dopo la sua tragica morte, sopraggiunta a causa della tubercolosi, sarà approfondito da Marc Restellini ‒ tra i massimi esperti dell'artista ‒ e commentato da specialisti e addetti ai lavori del calibro di Ann L. Ardis, Chloe Aridjis, David Lévy, Antonio Marras, Emilia Philippot e Paolo Virzì, solo per citarne alcuni. La colonna sonora del docu-film porta la firma di Maximilien Zaganelli e Dmitry Myachin, già autori delle musiche di Ermitage. Il potere dell’arte di Michele Mally, Nastro d’Argento 2020 come miglior documentario d’arte. 
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