Biennale di Venezia: in principio fu… la Santa Sede!

30 Maggio 2013


Nessuno dei nomi ventilati alla vigilia – Jannis Kounellis in testa – si è rivelato corretto. Ha sorpreso tutti la selezione compiuta da Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e raffinatissimo intellettuale, chiamato a sanare in via ufficiale quella che a molti sembrava da tempo una brusca cesura. Per secoli fortissimo, poi sempre più conflittuale: non semplice, oggi, il rapporto tra arte e sfera del sacro. A sancire un rinnovato punto d’incontro la prima storica partecipazione della Santa Sede alla Biennale di Venezia.

Quattro artisti in mostra, riuniti sotto un titolo più che significativo. In principio…  attacca il primo versetto della Genesi, riferimento biblico a un padiglione che intende resettare un periodo di reciproci fraintendimenti e ripartire da zero, riscrivendo il modo di guardare all’arte sacra. Un linguaggio che è stato sempre fortemente connesso alla contemporaneità e che vive oggi la necessità di rinnovarsi.

A cinquececento anni dall’inaugurazione della Cappella Sistina ecco l’omaggio che Tano Festa fece – erano gli Anni Sessanta – del capolavoro di Michelangelo: nelle immagini che riproducono Adamo e il Creatore si legge il fugace quanto imprescindibile riferimento a ciò che l’arte ha rappresentato, da sempre, per la Chiesa Cattolica.Questo il passato, questa la memoria identitaria che si riverbera nel presente. Tocca poi, dunque, alla stretta attualità.

Spettacolari multivisioni interattive quelle elaborate da Studio Azzurro, collettivo che porta a Venezia un’installazione da vivere, toccare e ascoltare: sulle pareti passeggiano come fantasmi le proiezioni di uomini e donne, da fermare con il leggero gesto di una mano. Monumentali le fotografie con cui Josef Koudelka celebra paesaggi ingombri di rovine, al pari delle astrazioni materiche di Lawrence Carroll. Linguaggi tra loro differenti per una comune tendenza verso il mistero dell’assoluto.